Dopo il nuoto, anche la rugby internazional league, gli atleti trans non potranno gareggiare nel mondiale femminile.
L’international rugby leauge ha deciso di escludere, sfortunatamente solo momentaneamente,i giocatori trans che scelgono di vivere da donne ma sono nati biologicamente uomini.
Questa scelta, dettata per salvaguardare le atlete che, durante le competizioni si vedevano sopraffatte da “avversarie” di 1,90 metri di altezza per 120 kg di peso.
La decisione, giustissima a mio avviso, arriva dopo la risoluzione votata dalla federazione nuoto (Fina) che ha escluso gli atleti trans dalle gare di prestigio femminili.
Come solito, l’imposizione del politically correct, ha già smosso le federazioni che si sono viste quasi obbligate a pensare a categorie ad hoc per chi non si riconosce in un genere sessuale definito.
La decisione della rugby league ha subito scosso il mondo arcobaleno.
“I divieti imposti agli atleti trans rischiano di violare i principi internazionali dei diritti umani” dichiara Anna Brown amministratore di Equality Australia.
Nessun commento sui diritti delle atlete donne che vedono calpestati i propri diritti.
La lega rugby ha però iniziato uno studio scientifico per dimostrare quanto dichiarato, infatti sul sito viene riportato che gli atleti trans non possono giocare a rugby femminile “ a causa delle loro dimensioni, della forza e dei vantaggi fisici conferiti dal testosterone durante la pubertà e l’adolescenza “ fattori che mettono a rischio l’incolumità delle giocatrici donne.
Dove arriveremo!?