“Un uomo malato non è più capace di capire il senso della detenzione. È giusto che possa morire da uomo libero”.
Con queste parole Tino Stefanini e Osvaldo “Cico” Monopoli hanno lanciato una petizione su change.org per chiedere la grazia a Renato Vallanzasca, ex capo della banda della Comasina, oggi gravemente malato e incapace di parlare o comprendere la realtà.
Tino Stefanini, 72 anni, ex membro della banda della Comasina, 50 anni in carcere per rapine, furti, evasioni e un omicidio. Tornato libero nel settembre scorso, dopo l’affidamento ai servizi sociali
Una nuova vita dopo il carcere
Durante la detenzione si è diplomato in ragioneria, ha collaborato a progetti culturali e ha ricostruito il rapporto con il figlio. Oggi è un TikToker atipico: conduce ogni lunedì sera la diretta “Malamilano”, tra riflessioni sulla città, ricordi personali e attualità.
La battaglia per Vallanzasca
Il successo social non ha distolto Stefanini dalla sua nuova missione: ottenere la grazia per l’amico e capo Renato Vallanzasca chiedendo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di intervenire.
Nato a Milano nel 1950, Vallanzasca fu il carismatico leader della banda della Comasina, una delle più temute d’Italia negli anni Settanta. Rapine spettacolari, sequestri e clamorose evasioni ne fecero un’icona controversa della cronaca nera e gli valsero il soprannome di “bel Renè”. Condannato a quattro ergastoli e a decine di anni di reclusione, ha trascorso la gran parte della sua esistenza dietro le sbarre. Oggi, a 74 anni, la malattia lo ha trasformato in un uomo fragile, incapace di riconoscere la realtà che lo circonda.
La petizione ha già raccolto migliaia di firme e punta a un obiettivo semplice e radicale: permettere a Vallanzasca di trascorrere gli ultimi giorni da uomo libero.
A cura di Carlo D’Elia