Le previsioni (ancora una volta, diremmo in questo caso) ci hanno preso. Freddo rigido doveva essere, questo fine settimana in Lombarda, e freddo è stato. Se ieri sera le temperature danazavano attorno allo zero, tra stanotte e domattina il termometro è decisamente sceso: tanto che, questa mattina, l’Est Ticino si è risvegliato con uno scenario tipicamente invernale (finalmente..) e decisamente suggestivo. Le foto che mostriamo sono state scattate questa mattina, attorno alle 10, tra Robecco e Cassinetta, lungo l’alzaia del Naviglio. Oltre all’avvolgente nebbia era ben visibile la ‘galaverna’.
La parola di oggi è proprio questa, “galaverna”. Una parola che, alla sola pronuncia, fa emettere un brivido freddo, poiché il suo significato non è soltanto quello di “brina” leggermente depositata su terreni agricoli, ma piuttosto qualcosa di ben più freddo, ossìa una gelata derivata da una nebbia, talmente fitta che trasforma il suo vapore in ghiaccio (nebia ch’a beuta); quest’ultimo, a forma di aghi e scaglie, non solo si deposita sulla superficie di campi e prati in posizione orizzontale, ma su alberi, siepi e ogni qualsivoglia vegetazione… ormai anche su automobili, tetti, marciapiedi e quant’altro stia a contatto con l’intransigente freddo invernale.
La galaverna di oggi precede la celebrazione tradizionale di mercoledì 17, coi falò di sant’Antonio, e gli ultimi tre giorni del mese di gennaio, i cosiddetti “giorni della merla”, si chiamano proprio in questo modo? Le versioni di questa leggenda sono svariate, addirittura tre o quattro, ma tutte quante riconducono al fatto che una merla, di colore bianco candido, per ripararsi dal rigido freddo, andò a rifugiarsi nei pressi di un comignolo fumante sopra un tetto. Quando uscì dopo tre giorni, le sue penne bianche, erano divenute nere a causa del fumo e della fuliggine. Si narra che da allora, tutti i merli nacquero con le penne nere. Nel frattempo, godiamoci questo meraviglioso spettacolo della natura.