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Musica. Intervista esclusiva ad Alex: da “AMICI” al primo Tour di suoi inediti, a cura di Monica Mazzei

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Alessandro Rina, meglio conosciuto semplicemente come ALEX, ha avuto il suo battesimo giungendo come finalista all’edizione 2022 di AMICI.
Giovane cantautore e musicista, diviso tra l’Italia e la Gran Bretagna (ha doppia nazionalità e si è diplomato a Cambridge), a giorni raggiunge due importanti e nuovi traguardi: l’uscita sulle piazze dell’album con brani inediti suoi “Ciò che abbiamo dentro” e la partenza di un tour, nel quale suonerà per la prima volta dal vivo tutti i suoi brani, che sarà inaugurato da sue prime date a Milano e Roma.
 


Milano, “appuntamento” importantissimo per ogni artista, per lui è una prima assoluta.
“CIÒ CHE ABBIAMO DENTRO” esce venerdì 4 novembre pubblicato da 21co e sarà distribuito da Artist First.
Conterrà dieci tracce, e lo step iniziale e’ stato tutto per “MANO FERMA”, il singolo scritto con lui da SAVERIO GRANDI, conosciuto come uno dei maggiori parolieri italiani, uscito il 17 ottobre scorso.
Prima di questo album c’era stato l’EP “NON SIAMO SOLI”, pubblicato subito dopo AMICI, e che conteneva i brani presentati durante il programma.

In questa intervista ha raccontato un po’ la genesi di questo disco e come interiormente nasce come artista.

Parto proprio dal titolo dell’album che è “Ciò che abbiamo dentro”. Attualmente cosa provi dentro di te? Non quando hai scritto il disco, ma ora.

“In questo momento un pochino di ansia, perché deve ancora uscire. Sono tutti brani che ho scritto io e percepisco un po’ di quella ‘paurina’ (sorride). Sono molto contento di far uscire questo album subito dopo l’EP di prima, perché amo scrivere e questo mi da tanta possibilità di continuare a farlo”.

Pensavo a “Mano ferma”, e volevo chiederti come mai hai scelto proprio questo brano come apri-pista dell’album.

“Ho scelto questo brano perché rispecchia molto il mio lato artistico. Non volevo fuoriuscire da quello che forse la gente si aspettava da me e poi volevo spaziare un po’ tra i vari frammenti diversi di genere all’interno dell’album. E poi, mi piace rischiare un pochettino…”.

In che senso questo album per te rappresenta un nuovo inizio?

“Intendo non un voltare pagina, perché sarebbe come se ciò che c’è stato prima non esistesse più; ma piuttosto un momento di crescita: cose nuove da imparare, mondo nuovi, non aver paura di lasciarmi andare più di prima. Magari prima tante cose le dicevo girandoci attorno, in questo album invece sono un po’ più diretto”.

Cosa hai imparato da Saverio Grandi che ha collaborato con te alla stesura di uno dei tuoi brani, ed è considerato uno dei maggiori parolieri italiani?

“Certo… Lui è all’interno proprio di ‘Mano ferma’ e ‘Non ho paura’. Nella mia testa siamo tutti uguali e non è tanto ciò che un autore ha fatto, anche se certamente da piu cose; quanto il suo approccio. E sicuramente relazionarsi con autori in generale, indipendentemente secondo me da ciò che hanno fatto, ti lascia molto. In realtà mi sono approcciato con lui come con gli altri. Sicuramente lui è un paroliere molto grande e mi ha dato una grande mano all’interno di ‘Mano ferma’.”.

Ti pongo una domanda un po’ particolare. È casuale oppure una scelta il fatto che nei tuoi brani non ci sia mai un riferimento all’amore carnale?

“Ciò è dovuto al fatto che si tratta di una parte di me più intima. Forse in ‘Stelle in Antartide’ sono un po’ più ‘esplicito’. Però in generale io non tendo ad esprimere concetti molto diretti soprattutto quando si parla di emozioni, perché mi piace sfumare le emozioni in generale e non essere mai troppo evidente su temi per me molto personali… È la mia linea di approccio ai brani che parlano d’amore”.

‘Dire, fare, curare’ dal titolo di un tuo brano, io l’ho letto come una sorta di mantra. Qual è il momento in cui tu lo evocheresti?

“Diciamo nella mia mente lo considero come un genere nuovo: mi serviva ad alimentare quel genere di sound che ascolto io. Diciamo che nella vita e in generale mi capitano spesso dei momenti nei quali non c’è musica e mi ritrovo avvolto dal silenzio. Da li immagino un sound nuovo, immerso in un momento di intimità con me stesso, ma che serva anche da carezza verso qualcuno che hai davanti e che ami. È un po’ come se l’avessi scritta come se in quel momento avessi sentito una musica mentre provavo un’emozione. Come trovarsi in un film. Quel tipo di sensazioni le ho ‘incollate’ in ‘Dire, fare, curare’.”.

Qual è il brano del disco che ti è venuto subito o quale magari ti ha fatto più dannare, che sia stata la fase produttiva o altro?

“Non potrei dirlo con esattezza. Non ho ad esempio un brano al quale tengo di più. Tutti i brani sono un po’ una parte di me. Se però ci rifletto un po’ di più, mi sento di dire che l’ultima traccia, ‘Noi’: è un brano che ho scritto io ma è come se l’avessero scritto le persone che mi seguono. È un brano che ho fatto per chi mi supporta ed aiuta a realizzare ciò che faccio e per questo gruppo di estimatori quasi fraterni, che mi seguono quando mi esibisco nei live. Non ne parlo appunto perché ci tenga più che agli altri brani, ma proprio perché rappresenta una connessione. Se invece penso proprio ad un brano che mi ha fatto dannare di più, penso a ‘Quanto pesa la città’. È un brano che ho registrato all’interno di ‘AMICI’ e poi è rimasto a lungo una bozza, e cercavo di assemblare queste connessioni tra le cose che amo, le persone che conoscevo li’ e questa città che vedevo. Cercare di dare senso e spessore a questi legami, intanto che registravo altri brani e cover, mi ha fatto un po’ impazzire”.

Parliamo di questi due concerti. In realtà mi interessa di più la data di Milano. È la prima volta che suoni in questa città così importante?

“A Milano è la prima in assoluta. Parlando di emozioni e considerazioni su questo, anche quello a Roma, allo Zafferano, o in Sicilia, devo specificare che non ho mai fatto live in questi posti. Posso dire che faccio tutto di pancia e a volte stravolgo la scaletta e i programmi già fatti. Suonerò tutti i brani che fanno parte del mio percorso”.

Ho visto che hai studiato a Cambridge, visto che tuo papà, che è colui che ti ha ispirato la passione per il pianoforte, vive in Gran Bretagna: quanto ha influito la cultura britannica sulla tua musica?

 

“Sicuramente non solo la cultura ma anche la lingua inglese stessa. Conoscere in generale anche altre lingue ti porta ad avere approcci e modi diversi di esprimere qualcosa da come lo diresti nella tua lingua. Poi ho avuto la fortuna che mio papà è proprio inglese, quindi mi ha sempre parlato in questa lingua e l’ho sempre parlato come lingua madre. Tutto questo mi ha aiutato a non aver paura di sbagliare quando canto, di stonare davanti alla gente, mi ha aiutato molto a lasciarmi andare artisticamente”.

Il tuo disco è un po’ sospeso tra il passato ed i sogni rivolti al futuro. Come ti vedi da qui a 15 anni?

“Tra quindici anni… Non voglio per ora immaginarmi. Non voglio crearmi aspettative troppo grandi od azzardate e per ora non voglio dirlo. Sicuramente spero di essere felice, che lo siano le persone attorno a me e di essere riuscito a fare tante altre canzoni”.

Pensavo al tuo brano “Il titolo di un libro”. Qual è un libro nel quale ti rispecchi o che potrebbe dare il titolo alla tua vita o alla tua musica?

“In realtà io consiglierei in generale un libro alle persone. ‘Intelligenza emotiva’. Non è un romanzo, parla semplicemente di questa capacità che io non conoscevo ma che magari già utilizzavo nella vita. Mi piace che riassuma la capacità di esprimere i concetti senza offendere le persone, quel modo di uscire fuori da momenti e situazioni che altrimenti potrebbero creare delle crisi nelle relazioni e interazioni con gli altri. Dico ciò perché nei miei brani cerco spesso di inserire concetti di libertà e del ‘lasciarsi andare’, ma senza questa intelligenza emotiva di base, si potrebbe compiere grandi sbagli verso gli altri nel lasciarsi andare. Questa è quella perla che deve essere sempre con noi. Poi si può essere liberi quanto si vuole, ma sempre con delicatezza”.

Di recente sei stato ancora ospite ad AMICI. Come sono state le tue sensazioni?

“Tornarci adesso è stato vedere tutto da un’altra ottica. Quando ci sei dentro, come lo sono stato io in precedenza, ti senti di casa. Tornarci così invece mi ha suscitato un tumulto quasi caotico ed un po’ ansioso, di emozioni varie. È stato però bellissimo perché rivedi le luci di quella ribalta, ricordi le emozioni e le paure con i professori, con Maria che ti ha accompagnato, e potermi esibire in una canzone diversa, nuovo me stesso, è stato stupendo. Rimarrà sempre per me come una casa. È stato un inizio che ha reso tutto ciò possibile: ha fatto in modo che io fossi ascoltato”.

“Dire, fare, curare… Duemila giri su te stesso”… Quale è stato il giro più emozionante che hai fatto sino ad oggi?

“I giri più belli in assoluto per me sono quelli live. Anche vedere le persone che mi circondano è bellissimo, insieme alla parte creativa del fare musica, anche se quest’ultima è la più stressante perché sono perfezionista”.

Michele Bravi ha scritto per te “Senza chiedere permesso”. Qual è il ricordo più bello del tuo duetto con lui e come ti stai preparando per le date live di Roma e Milano a livello tecnico, vocale, ecc e se ci sarà qualche sorpresa particolare?

“Il ricordo più bello con Michele è sicuramente il fatto di aver cantato a fianco a lui. Quando mi trovavo all’interno di AMICI non sapevo ancora cosa pensasse la gente, intesa come altri artisti, a livello live di me. Quindi, vedere che si interessano a me in qualche modo è qualcosa di importantissimo per me. Ho sempre seguito sia Michele come del resto Ermal Metal, che stimo tantissimo, quindi condividere esperienze professionali con loro per me è prezioso. Mi ha fatto sentire bene che degli artisti mi abbiamo regalato dei brani… Per quanto riguarda la preparazione vocale dei live di Roma e Milano, anche se certo io non bevo, ritengo che non debba succedere più che la mia gola sia un po’ ‘rovinata’ dall’alcool. Nei primissimi live che avevo fatto mi faceva malissimo la gola, e benché il primissimo live fosse stato bellissimo, quando ho finito sono stato male con la gola per tre giorni a causa di questo… E l’insegnamento mi è bastato. Ora sono calmo, non mi sforzo più inoltre di urlare e… Non vedo l’ora di cantare tutti i miei brani inediti e scritti finora: è la prima volta che canterò tutto live con tutta la mia band”.

Hai già qualche altro progetto in mente? E come pensi andranno i tuoi live?

“In generale penso che le cose vanno un po’ come devono andare. Quindi io so che non posso che scrivere sempre canzoni… E poi vediamo come ‘gira’.”.

Piccolo estratto audio dell’intervista:

https://fb.watch/gzOojMwpOe/

Monica Mazzei
Freelance culturale
monica.mazzei.eventi@gmail.com

 

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