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Mosca – Kiev e l’impegno dimenticato della Nato. L’editoriale di Laura Giulia D’Orso

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Era il 9 febbraio del 1990, giorni cruciali in cui si decideva il futuro della Germania e dell’Europa. Il muro di Berlino era caduto da tre mesi. Al Cremlino erano riuniti per gli USA il segretario di Stato James Baker, per la Germania Helmut Khol e MiKhail Gorbaciov impegnati in un percorso diplomatico che avrebbe portato alla disgregazione dell’Unione Sovietica. “Se lei fosse favorevole alla riunificazione tedesca e a dare la giurisdizione alla NATO noi non chiederemmo di controllare o interferire ad est.” Disse Baker a Gorbaciov.
In quei mesi la storia subiva continue accelerate eppure quel colloquio con Baker fu decisivo per convincere Gorbaciov. Il 10 febbraio Helmut Kohl diede la sua parola che “naturalmente la NATO non si sarebbe ulteriormente allargata ad est.” L’errore di Gorbaciov fu di non metterlo per iscritto come accordo legalmente vincolante. Per anni si è creduto che non ci fosse alcuna registrazione scritta dello scambio Baker-Gorbaciov, fino a quando il National Security Archive della George Washington University nel dicembre 2017 ha pubblicato una serie di memo e cablogrammi su queste assicurazioni contro l’espansione della NATO verso est. L’archivio ha riferito che:

 

“La famosa assicurazione del Segretario di Stato James Baker ‘non un centimetro verso est’ (not an inch to the east) sull’espansione della NATO nel suo incontro con il leader sovietico Mikhail Gorbaciov il 9 febbraio faceva parte di una assicurazione sulla sicurezza sovietica data dai leader occidentali a Gorbaciov e ad altri funzionari sovietici durante il processo di unificazione tedesca nel 1990 e nel 1991, secondo i documenti declassificati statunitensi, sovietici, tedeschi, britannici e francesi …

I documenti dimostrano che più leader nazionali stavano considerando e rifiutando l’adesione dell’Europa centrale e orientale alla NATO all’inizio del 1990 e fino al 1991, che le discussioni sulla NATO nel contesto dei negoziati di unificazione tedesca nel 1990 non erano affatto limitate allo status del territorio della Germania orientale, e che le successive lamentele sovietiche e russe sull’essere stati ingannati sull’espansione della NATO erano fondate in memorie scritte contemporanee e in teleconferenze ai massimi livelli.

Sono passati più di trent’anni dalla fine della Guerra Fredda che ancora oggi anima e rende inquieti gli stati ex unione sovietica. Ci fu l’impegno formale a non ampliare la NATO ma, come diceva Orwell in 1984, “chi controlla il passato controlla il futuro”.

 

Ed è a quella frase e a tutta la narrazione di quei giorno degli anni ’90 che oggi Vladimir Putin si appoggia. “Non siete interlocutori affidabili, rinnegate ogni accordo precedente e schierate mezzi e persone”. Ovviamente i segreti di stato, sono tali e segreti rimarranno. Si possono rileggere lettere personali o ascoltare testimonianze indirette ma tuttavia resta una zona grigia nella quale ognuno, nessuno escluso, ricostruisce la sua verità, pro domo sua, oltre al fatto che i testimoni dell’incontro del 9 febbraio 1990 sono tutti morti.

L’errore di base tuttavia sarebbe stato quello di paragonare la Norvegia all’Ucraina avendo anche la Norvegia un confine in comune con la Russia ma facente parte della NATO. L’Errore non fu quello di ampliare la NATO con le sue basi, le sue armi, le sue infrastrutture ad est ma di averlo fatto in modo massivo e troppo rapidamente.

Non è un caso che Putin nel 2014, giustificò l’annessione della Crimea come una difesa allo schieramento spropositato ai confini Russi e … continua a farlo oggi ammassando truppe ai confini.

 

A cura di Laura Giulia D’Urso

 

 

 

 

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