“Pensare che Impagnatiello abbia progettato un piano diabolico è eccessivo visto che commette errori grossolani, madornali che, in caso di premeditazione, non avrebbe commesso”. Lo afferma Giulia Gerardini che insieme alla collega Samanta Barbaglia, difende Alessandro Impagnatiello imputato per l’omicidio aggravato della compagna Giulia Tramontana, incinta del piccolo Thiago.
La difesa respinge l’ipotesi che l’imputato avesse intenzione di inscenare il suicidio di Giulia, così come che abbia usato il topicida per indurre l’aborto o che abbia fatto ricerche online per nascondere le sue responsabilità. Quando viene meno il “castello di bugie” si vede smascherato, ma “c’è un’assoluta occasionalità nel delitto”, come “se il destino gli avesse teso un tranello” con l’incontro tra le due donne. E’ sulla presunta insistenza dell’altra donna, la collega con cui aveva una relazione parallela, che le avvocatesse insistono per spiegare il movente del delitto, ma soprattutto per sottolineare che l’aggravante della premeditazione “non è provata”. Il movente “è lo smascheramento, il trauma che ne deriva, la rabbia fredda, l’emotività distruttiva che l’ha portato a commettere il reato”. L’uccisione di Giulia “non è stata premeditata, ma è stata una decisione presa sul momento. Ha messo in atto azioni maldestre, come se Alessandro volesse essere scoperto quando la trascina sulle scale e la nasconde nel box” aggiunge l’avvocatessa Barbaglia.
La Corte di assise di Milano ha rinviato l’udienza al 25 novembre per la camera di consiglio e la sentenza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello. La comunicazione della presidente del collegio Antonella Bertoja ha suscitato un mugugno in aula che si attendeva gia’ il verdetto per ieri.