“I social media si comportano esattamente come una droga. Chi ne fa un uso smodato, assillante, ha sempre più difficoltà non solo a distinguere ciò che è reale e ciò che è finzione, ma anche a valutare oggettivamente la stessa realtà: l’impulso di ricevere il like, di essere primi in classifica, di alimentare il proprio ego prende il sopravvento.
https://www.ilgiornale.it/…/social-network-dipendenza…
Quando succede questo e si ricopre una carica istituzionale, ecco che si combinano danni.
È il caso di Alvaro Morata, che avrebbe voluto trasferirsi in un tranquillo paesino dell’hinterland milanese e che dovrà fare dietro front perché un Sindaco non ha capito quando fosse opportuno fermarsi nel postare. Non solo, risponde divertito, scrivendo “ciao ciao”, dimostrando incapacità di comprendere il danno creato alla sua Corbetta e allo stesso calciatore.
Il problema non è il singolo errore, ma il fatto che non è capitato per caso, è dentro ad un processo e la conseguenza è che tanti ragazzini stanno assimilando che le istituzioni “in” sono quelle che si esprimono a colpi di “zio pera”. Superficiali, leggere, strafottenti e incuranti delle conseguenze.
E se rispondiamo divertiti anche a questo, diventiamo complici”.
E’ l’assessore magentino Stefania Bonfiglio, ieri su Facebook, a produrre una delle (poche) riflessioni degne di tal nome su quanto accaduto, e sta accadendo, relativamente al caso Ballarini Morata. Deflagrazione virulenta, potenta, senza precedenti. Chi di social non diciamo ferisce, ma diciamo prospera, non diciamo che perisce (non s’augura a nessuno), ma quanto meno paga prezzi e conti salati. E ieri, tra le prime cinque notizie rilanciate da Google, in Italia c’era ovviamente il caso Ballarini Morata. Su questo giornale abbiamo criticato più volte il modus agendi ed operandi di Marco Ballarini, soprattutto in campo politico ed istituzionale. E ci pare molto serenamente di poter dire che quanto accaduto ieri, il più grande attacco social a un politico dell’Est Ticino nella nostra storia (Alvaro Morata conta quasi 23 milioni di follower), sia né più né meno una conseguenza dell’azione ballariniana da molti anni a questa parte.
Fuori da schemi classici e tradizionali, vicesindaco dapprima col centrodestra, quindi battitore libero (e vincente, va detto) contro cdx e csx, da un paio d’anni Ballarini ha impresso una svolta forte alla comunicazione social. A marzo scorso Corriere e Giornale parlarono del boom mediatico di Ballarini, terzo politico italiano per numero di interazioni dopo Matteo Salvini e Giorgia Meloni, davanti ad altri leader nazionali come Conte, Schlein, Zaia, Renzi e Calenda.
Ma se la politica si nutre, anzi deve nutrirsi, di visioni, idee, seduzioni, apparato valoriale, culture (appunto politiche), di cosa si nutre l’evidente ego smanioso da social di Marco Ballarini? Di pur simpatici ‘ciao bro’?
Poche settimane fa abbiamo appurato che il sindaco di Corbetta ha dato appuntamento ai suoi seguaci social davanti al Duomo di Milano. Poco prima aveva accolto un suo giovane fan (follower) proveniente da Genova, ricevuto con gioia negli spazi del municipio di Corbetta. Condividiamo e ci piace la rottura degli schemi, magari ai confini dell’iconoclastia, ma qui siamo oltre. Ballarini fa, disfa, smania, appare, commenta, partecipa, entra su Morata come Goicoetchea fece su Maradona ai tempi del Barcellona. La deflagrazione social di un evento come quello di ieri fa rumore. Tanto. Fa scalpore. Ancora di più.
Ma vi siete accorti chi è rimasto in silenzio tombale (alla Taffo..) da ieri a oggi)? Amministratori e consiglieri del team Ballarini. Non ha parlato nessuno. Il manovratore, a quanto pare, non si disturba. Succede da anni, a Corbetta, dove a differenza di qualsiasi coalizione di partiti dove la dialettica, anche dura, la fa da padrone, succede che chi dissente (Fragnito o Cattaneo, tanto per fare degli esempi) semplicemente se ne va. E tanti saluti, senza particolari slanci emotivi.
Corbetta ha votato due volte Marco Ballarini, la seconda con vistosa maggioranza, e questo obiettivamente è un dato ineludibile. Tuttavia i padri latini spandevano saggezza nel dire che ‘est modus in rebus’. Ballarini tuttavia bazzica poco i campi (fecondi) della lingua latina. Preferisce i più confidenziali ‘ciao bro’ e ‘ziopera’. Ecco i risultati. Ancora una volta.
Fab. Pro.