Montalto Pavese, case a un euro per ripopolare il paese

Invito a giovani coppie (e non solo)

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Case abbandonate vendute simbolicamente a un euro per contrastare lo spopolamento e ridare vita al centro storico e alle frazioni. È l’iniziativa lanciata dal Comune di Montalto Pavese, che nei giorni scorsi ha approvato un regolamento dedicato agli immobili in stato di abbandono. A darne notizia è La Provincia Pavese.

Il progetto ha un duplice obiettivo: da un lato spingere i proprietari reperibili a mettere in sicurezza e ristrutturare edifici oggi fatiscenti, dall’altro consentire al Comune di acquisire gli immobili senza proprietari attivi e rimetterli a disposizione della comunità. L’assegnazione avverrà attraverso una graduatoria che premierà chi intende trasferirsi stabilmente in paese, con punteggi aggiuntivi per le giovani coppie under 40 (con o senza figli) e per chi vorrà avviare attività ricettive, commerciali o artigianali. Altri criteri di valutazione riguarderanno il mancato possesso di altri immobili sul territorio comunale, l’accorpamento di unità confinanti e la destinazione a prima casa.

Come spiegato dal sindaco Paolo Repossi a La Provincia Pavese, il primo passo sarà una mappatura puntuale degli edifici abbandonati, sia nel centro storico sia nelle frazioni: «Gli uffici comunali individueranno gli immobili in grave stato di degrado e contatteranno i proprietari, concedendo loro 120 giorni per ripristinare la cosiddetta “funzione sociale” dell’edificio, con una possibile proroga di altri 180 giorni». In caso di inadempienza, il Comune potrà acquisire il bene e inserirlo nella graduatoria per l’assegnazione a un euro.

Chi otterrà l’immobile dovrà però intervenire rapidamente: i lavori di ristrutturazione dovranno iniziare entro 30 giorni dalla consegna e concludersi entro 18 mesi.

Montalto Pavese è il primo Comune della provincia a tentare questa strada, già sperimentata con successo in diversi borghi del Sud Italia. Con circa 850 abitanti – contro i 1.500 degli anni Sessanta – il paese punta a invertire il trend demografico. «Non è un’operazione immobiliare, ma sociale – sottolinea Repossi –. Vogliamo persone che abbiano voglia di fermarsi, investire, lavorare e vivere qui. Magari non possono acquistare una casa, ma sono pronte a rimboccarsi le maniche per sistemarne una»

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