VENETO – “La parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto”.
Lo afferma, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia sulle molestie denunciate da alcune ragazzine sul treno Peschiera del Garda-Milano. Gli aggressori, secondo le prime ricostruzioni, potrebbero essere dei giovani che in quella stessa giornata avevano preso parte a un maxi raduno.
Secondo Zaia “non possiamo assuefarci. Non possiamo giustificare. I responsabili delle violenze non sono persone con un’infanzia difficile, ma persone che vanno punite. Non voglio chiamare questa gente ragazzi, perché mi sembra già assolutorio: sono devastatori”.
Sulla possibilità di prevenire il raduno, annunciato sui social, Zaia osserva: “Il punto è che non si punisce. Io me lo pongo il problema di un questore che deve mandare a manganellare dei ragazzi. Perché questa è gente che ha soltanto ecceduto un po’… Quali saranno le conseguenze? Nessuna. Questo è il Paese dell’impunità, e i responsabili di quella follia lo sanno. C’è chi tirerà fuori l’attenuante dell’età, il branco, la difficoltà a trovare personalmente i responsabili, il fatto che c’è stato solo un ferito, anche se forse sono di più. Sarà tutto derubricato e se ci saranno condanne, non saranno scontate. Ma la colpa non è dei magistrati. Ma di leggi che sono da cambiare”.
Per esempio “il carcere. In altri ordinamenti c’è la notte in carcere – conclude il governatore – Che poi diventa una settimana e via aggravando. Se invece a chi fa robe del genere non succede niente, se l’impunità è garantita, il partecipare alle violenze diventa una medaglia da esibire. Il fatto è che oggi la legge non considera questi reati come gravi. Invece lo sono”.