La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a 14 anni di carcere a carico di un uomo, Ulderico C., di 61 anni, responsabile di violenza sessuale ripetuta ai danni della nipotina che all’epoca dei fatti aveva 10 anni. Reato aggravato, appunto, dalla giovanissime età della vittima. Contestualmente, la Suprema Corte ha confermato anche l’assoluzione per il figlio dell’uomo, Giuseppe, padre della piccola, perché il fatto non sussiste. In sostanza, è stata confermata totalmente la sentenza di secondo grado della Corte d’Appello di Milano.
Al colpevole è stata inflitta anche una provvisionale di 100mila euro e altre somme di danaro come risarcimento per la parte offesa. I fatti sono avvenuti a partire dal 2020 tra la provincia di Milano e quella di Varese. Ulderico, difeso dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, Sovrintendente dell’Osservatorio sul mandato di arresto europeo, e da Chiara Parisi (parte civile assistita da Francesca Cucino), aveva abusato della bimba e, tra l’altro, l’aveva costretta con minacce a lasciarsi fotografare e a girare da sola brevi video con il cellulare.
A denunciare l’uomo era stato suo figlio Giuseppe, padre della bimba, e la nuora, dopo che la madre di Giuseppe, moglie del pedofilo, aveva notato atteggiamenti strani e raccolto indizi su particolari eventi quando questi restava da solo con la piccola oppure quando andava a prenderla a scuola. Era stato tuttavia lo stesso Giuseppe a chiedere alla bambina di non rivelare per intero ai magistrati gli abusi subiti nel timore che i figli minorenni gli venissero portati via (come è in effetti avvenuto per la vittima). Giuseppe e sua moglie avevano anche depositato alcune delle foto che ritraevano la piccola. In primo grado il 31 marzo 2022 il gip del Tribunale di Milano al termine del giudizio abbreviato aveva condannato sia Ulderico – alla pena di anni 14 di reclusione e 40mila euro di multa – che Giuseppe (alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione. Nei confronti della sentenza di primo grado i due imputati avevano presentato ricorso e la Corte d’Appello aveva scagionato Giuseppe lasciando intatta la condanna per Ulderico