Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di MILANO sta eseguendo un decreto di sequestro preventivo, disposto dal G.I.P. alla sede, di un cantiere ubicato a MILANO, in via Anfiteatro n. 7, dove sono in corso di realizzazione due edifici residenziali rispettivamente di 4 e 11 piani.
Risultano indagate 27 persone, accusate a vario titolo dei reati di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso ideologico commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. L’attività si inquadra in una più ampia indagine delegata dalla locale Procura della Repubblica riguardante più progetti urbanistici di rilevante valore economico insistenti sul territorio del Comune, in corso di realizzazione in
violazione della normativa urbanistica, con conseguente quantificazione sottostimata degli oneri di urbanizzazione e un illecito aumento delle superfici e cubature realizzabili.
Il progetto è da tempo al centro dell’attenzione del pool della procura di MILANO – pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici – che si occupa del filone sull’urbanistica e sui palazzi di nuova costruzione che stanno cambiando il volto della metropoli.
Il cantiere nella centralissima zona Brera ha una lunga storia tanto che risalirebbe al 1828 la prima pratica edilizia su via Anfiteatro 7 e sulla questione è già intervenuto nel 2021 il Consiglio di Stato che ha dato ragione alla società costruttrice contro il ricorso di alcuni residenti nel quartiere.
Nel 1999 l’amministrazione comunale aveva approvato un progetto di ricostruzione per realizzare case popolari, nel 2007 vengono abbattuti i due ruderi pubblici risalenti al ‘700, di 3 e 5 piani, e si passa al progetto attuale che prevede la realizzazione di due edifici di lusso da 4 e 11 piani autorizzati con una Scia (segnalazione certificata d’inizio attività) e non con un permesso di costruire con annesso
piano attuativo.
Nel marzo scorso, nell’interrogatorio preventivo davanti al gip Mattia Fiorentini il progettista Marco Cerri, ex componente della Commissione paesaggio, rappresentato dagli avvocati Umberto Ambrosoli ed Enrico Canzi, si era tra l’altro dovuto difendere dall’accusa di falso in atto pubblico proprio sulle pratiche edilizie di via Anfiteatro 7.



















