MILANO I genitori del 16enne, separati, non sapendo più come gestire la situazione e dato il “percorso (…) fallimentare” intrapreso con l’Unità operativa di neuropsichiatria infantile della zona 4 di Milano e con i servizi sociali del Municipio 5, il 14 marzo scorso, ricostruisce l’esposto, si sono rivolti alla Procura dei Minorenni di Milano: hanno chiesto “l’intervento dell’Autorità Giudiziaria e della rete dei Servizi Sociali territoriali per tutelare il primogenito attraverso l’inserimento in comunità, unico strumento che appariva idoneo” alla sua tutela.
Comunità che un mese dopo i genitori sono riusciti a individuare, sollecitando, a vuoto, il trasferimento del ragazzo nella struttura del ragazzo. Per il 16enne, nel frattempo, è cominciato un ‘calvario’ fatto di Tso, allontanamento con espulsione dalla scuola e dalla società sportiva a cui era iscritto – avendo rubato i soldi all’allenatore all’interno dello spogliatoio – e una nuova cura farmacologica. Poi, a metà giugno, a riaccendere le speranze è arrivato il decreto del Tribunale per i minorenni: affidamento del 16enne al Comune e immediato collocamento in una comunità educativa idonea. Provvedimento questo che però, nonostante i continui solleciti, è rimasto “lettera morta” mentre le condizioni del giovane sono andate “peggiorando, concretandosi in condotte via via sempre più pericolose e criminali che comportavano nuovi tso e interventi delle forze dell’ordine”: ha addirittura distrutto con un martello la casa del padre e minacciato di aggredire la madre. Alla fine del luglio scorso finalmente è stata individuata una comunità in Emilia Romagna dove l’adolescente è stato trasferito per poi essere cacciato circa un mese dopo per la sua condotta aggressiva, le sue fughe e la sua abitudine a fumare spinelli: alla fine di agosto è stato addirittura ricoverato in ospedale per l’ennesimo Tso. E a peggiorare i suoi gravi disturbi hanno contribuito gli episodi di bullismo di cui è rimasto vittima: i suoi compagni lo hanno preso di mira, derubato, insultato, e hanno postato sui social un video diventato virale. Di recente la struttura è stata chiusa temporaneamente dal sindaco del paesino del Parmense dove ha sede, mentre la coordinatrice è tra coloro che sono stati denunciati alla magistratura.
Chiedono alla Procura di Milano e a quella di Parma di accertare se operatori dei servizi sociali e una coordinatrice di una comunità per adolescenti difficili hanno o non hanno tutelato loro figlio, i genitori di un ragazzo di 16 anni, con disturbi psichici che, anche per via del Covid, si sono aggravati al punto da sfociare in ripetute e violente aggressioni nei loro confronti e nei confronti dei compagni di scuola e dei genitori. Violenze che sono arrivate al punto da costringere la coppia a denunciare l’adolescente per fare in modo che avesse le cure adeguate. L’esposto, presentato dagli avvocato Giuseppe De Lalla e Chiara Morona e depositato anche all’ordine dei medici, risale a qualche giorno fa e chiama in causa tutti i professionisti che si sono occupati del 16enne, un ragazzone alto 180 centimetri e con un peso decisamente importante, il quale nel 2020 ha cominciato a dare segni di malessere che di giorno in giorno sono diventati sempre più allarmanti: incapacità di controllare la rabbia, gesti di autolesionismo, maltrattamenti nei confronti degli insegnanti e del personale a scuola, dei compagni di classe e atteggiamenti violenti al punto da pregiudicare l’incolumità di padre e madre. Durante un periodo trascorso in una comunità l’estate scorsa il ragazzo è stato vittima di bullismo: i suoi compagni lo hanno derubato, insultato e filmato.