“Sono fuggito dal Perù perché mi chiedevano il pizzo'”. Così questa mattina in tribunale a Milano un 23enne peruviano, arrestato mercoledì dalla polizia di stato per resistenza a pubblico ufficiale, ha provato a spiegare la propria presenza da irregolare in Italia, senza documenti.
Il giovane, barbiere, che lavora in nero e abita in zona Bovisa, è stato fermato ieri alle 14.38 in via Bambaia durante un controllo di routine. Ha provato a fuggire in bicicletta alla vista della volante del commissariato di Villa San Giovanni e, raggiunto dagli agenti, ne ha colpito uno con una gomitata. Motivo per cui è scattato l’arresto in flagranza.
È stato trovato in possesso di 28 grammi di hashish e 80 euro in contanti ed è indagato anche per detenzione di droga ai fini di spaccio, mentre viene analizzata la sostanza. “C’è stato un ‘attentato’ al mio Paese, mi hanno sparato e sono scappato”, ha detto, in sintesi, l’uomo alla giudice Mariolina Panasiti durante una delle udienze di convalida degli arresti delle 24 ore precedenti alla sezione direttissime.
“Erano dei venezuelani che volevano il ‘pizzo’ e io non volevo pagare”, ha aggiunto il 23enne aiutato da un interprete raccontando di aver lavorato come barbiere anche nel suo Paese d’origine. Il giovane, assistito da un avvocato d’ufficio, ha detto di poter dimostrare la vicenda fornendo copia delle sue denunce sporte in Perù prima di lasciare il Paese circa due anni fa per vivere con la madre a Milano. La giudice ha convalidato l’arresto e non ha disposto misure cautelari, rinviando al processo per il 31 ottobre alle. Su richiesta della Questura di Milano è stato concesso il nulla osta all’espulsione del 23enne, gravato da un piccolo precedente per furto.