Milano, il Pm dell’inchiesta: “Dalla Ferragni danno ai consumatori con messaggi fuorvianti”

Consumatori "danneggiati" con "informazioni fuorvianti" e anche un "profitto non patrimoniale derivante dal ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica".

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– Consumatori “danneggiati” con “informazioni fuorvianti” e anche un “profitto non patrimoniale derivante dal ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. Sono le parole usate dalla Procura di Milano riportate nell’avviso di chiusura delle indagini per truffa aggravata nei confronti di Chiara Ferragni, la quale, tramite i suoi avvocati fa sapere di “confidare che presto la sua innocenza verrà acclarata”, e altre persone tra cui Alessandra Balocco.

Nel documento sono due le vicende descritte, quella del pandoro e quella delle uova di cioccolato di Pasqua. Per il pm Christian Barilli e l’aggiunto Eugenio Fusco, l'”operazione commerciale del pandoro Limited Edition”, ed in particolare la “correlazione tra l’acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino”, oltre all’ “ingiusto profitto”, avrebbe indotto “in errore un numero imprecisato di acquirenti” e quindi causato un “corrispondente danno alle persone offese”. Con l’imprenditrice che avrebbe, ingiustamente, beneficiato per un milione e 75 mila euro e anche con un “ritorno di immagine” Da quanto ricostruisce l’atto, il 21 novembre 2021, furono sottoscritti due contratti tra la Balocco e le società dell’influencer, per un “corrispettivo” di un totale di 1 milione e 75 mila euro, con l’obiettivo di “commercializzare e promuovere il prodotto in edizione limitata (…) per la successiva campagna natalizia 2022” a un “costo medio di acquisto pari a circa € 9,37 per confezione, a fronte di circa € 3,68” della confezione tradizionale.

Ma nella campagna promozionale concordata con l’azienda dolciaria, con un comunicato stampa, via social e via web ai tempi in cui l’infuencer aveva quasi 30 milioni di follower, sarebbero state “propalate informazioni fuorvianti” secondo cui il ricavato sarebbe servito “a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’ospedale. Si sarebbe omesso “di riferire – è l’ipotesi dell’accusa – che, contrariamente al messaggio promozionale, Balocco (…) aveva effettuato”, il 2 maggio 2022 “un versamento di 50.000 euro a favore dell’ospedale (…) e che nessuna correlazione sussisteva tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita”.

Per la vicenda non solo Ferragni ma anche la casa dolciaria, che ha sempre parlato di ingenti perdite dall’operazione, avrebbe avuto un ingiusto profitto pari alla vendita “al pubblico di almeno 362.577 pandori”, per un importo, secondo i calcoli, di oltre 2 milioni di euro.

Uno schema non molto diverso, ricostruiscono gli inquirenti, è stato quello che riguarda le uova di cioccolato.

Il 3 febbraio 2021 sono stati sottoscritti due contratti tra Cerealitalia-ID s.p.a., società presieduta da Francesco Cannillo (indagato) con Fenice srl e Sisterhood, allora presieduta da Fabio Damato, ex braccio destro dell’influencer, contratti rifirmati l’anno successivo. Ferragni, per un corrispettivo complessivo di 400 mila euro, per la prima campagna e 750 mila per la seconda (qui le società sono Tbs Crew e Fenice), avrebbe dovuto “promuovere il prodotto in edizione limitata denominato “Uova di Pasqua Chiara Ferragni – sosteniamo i Bambini delle Fate”. Anche in questi due casi caso sarebbe stata diffusa al pubblico una informazione attraverso “una pubblicità ingannevole condivisa via social media e web” con una campagna con cui “venivano propalate informazioni fuorvianti attraverso” frasi come ‘le mie uova supportano i bambini delle fate'”

Anche qui sarebbe stato omesso di dire che l’azienda produttrice ha versato per un anno mille euro mensili e per l’altro anno due mila euro mensili alla associazione dedicata ai piccoli e “che nessun legame sussisteva tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita del prodotto”. Secondo gli accertamenti anche Cerealitalia-ID s.p.a avrebbe conseguito ingiusti profitti pari a 5.665.177,24 euro e 7.459.310,21 euro.

“Tutti – scrivono ancora i pm in merito ai due casi – conseguivano, inoltre, profitto non patrimoniale derivante dal ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”.

Ora le difese hanno tempo 20 giorni, termine non obbligatorio, per presentare atti, memorie e rendere interrogatorio, con lo scopo di portare prove contrarie e quindi di dimostrare l’innocenza degli indagati per convincere la Procura a chiedere l’archiviazione. Altrimenti si va avanti con la richiesta di processo o la citazione diretta a giudizio.

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