MILANO C’è chi nell’ultimo periodo ha cominciato ad “avvertire anche malessere fisico” per i turni raddoppiati da “12 ore consecutive”. “Non parliamo neanche di riposo” gli si sarebbe rivolto uno dei responsabili della Cosmopol spa, società accusata di caporalato sui vigilantes dalla Procura di Milano, che non risulta al momento indagato.
Un altro viene appellato dai lavoratori, sentiti dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Milano coordinato dal pm Paolo Storiari, come il “maresciallo” sebbene non abbia mai fatto parte dell’Arma dei Carabinieri, Guardia di Finaza o forze armate. E’ una Guardia Particolare Giurata ma nelle aziende della vigilanza si danno ‘gradi’ come quelli militari per indicare le gerarchie. E’ lui, secondo una lavoratrice, che “quando non riusciamo a coprire quei turni di lavoro, va in escandescenza e inizia a inveire contro” e che nei mesi successivi “stabilisce una turnazione” tale “da non raggiungere il monte ore” causando una “perdita di circa 200 euro al mese”. “Mi ha detto che avrei dovuto licenziarmi” per poi “essere assunta” nuovamente “garantendomi che non avrei perso i mei scatti di anzianità” mette a verbale un’altra donna della società di vigilanza. “In realtà quando sono stata assunta non mi sono stati riconosciuti e dopo le mie rimostranze mi ha risposto che a quel punto, qual ora non avessi accettato, mi sarei ritrovata disoccupata”. “Io fruisco dei benfici della legge 104 – il terzo delle decine di racconti – mi ha chiesto se potessi farne a meno”. “Quando restavo a casa per accudire i miei figli – dice una madre – me lo facevano pesare e minacciavano un cambio postazione o l’annullamento di ferie già approvate se avessi continuato ad assentarmi”. Il “cambio di atteggiamento” ci sarebbe stato solo davanti alla minaccia dei lavoratori di andare “dai carabinieri per denunciarlo”.