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Dall'archivio:

‘Messe sul sagrato, subito’

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Al Presidente del Consiglio

Il divieto di partecipare alle celebrazioni eucaristiche, in atto ormai da molte settimane, ha turbato e ferito i credenti. In giorni di ansia e di angoscia, in cui ritrovarsi insieme in preghiera e ricevere il sacramento sarebbe stato un grande conforto, è stato un duro sacrificio rinunciarvi, ma è stato fatto.

E’ difficile però accettare che il divieto si prolunghi nel momento in cui il paese tenta di superare la fase più critica della pandemia, quando si riprendono, almeno in parte, il lavoro e le relazioni, quando si riaprono spazi di libertà. E’ difficile accettare che sia riconosciuta l’esigenza di fare una passeggiata o di praticare attività sportiva, e non quella di vivere la propria fede, come se non si trattasse di una necessità, di un’urgenza che il credente avverte intensamente, ma di una scelta inessenziale, marginale, quasi si trattasse di un momento ricreativo.

Ci rendiamo pienamente conto dei rischi che in questo grave momento comporta ogni forma di vicinanza tra le persone, e condividiamo, insieme a tutti gli italiani, gli sforzi per bloccare il contagio. E’ per questo che non vogliamo limitarci a proteste e tantomeno a critiche sterili, ma piuttosto avanzare una proposta concreta e realizzabile, che non violi le norme in vigore, e coinvolga solo la responsabilità personale.

Se la Cei fosse d’accordo, sarebbe possibile celebrare le messe all’aperto, sui sagrati delle chiese, con i partecipanti dotati di mascherine e nel rispetto delle distanze di sicurezza già previste per altre attività, come le file davanti ai supermercati. 

Non c’è bisogno di nuove norme, basterebbe un modulo di autocertificazione come quelli che già siamo abituati a compilare, e siamo più che certi che il popolo cristiano osserverebbe con puntualità e rigore le procedure di garanzia.

da www.loccidentale.it

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