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ROMA (ITALPRESS) – La decisione di Israele di autorizzare il progetto E1, il piano di insediamento che prevede la costruzione di 3.400 unità abitative nell’area che separa Gerusalemme Est dal resto dei territori palestinesi occupati, “di fatto, divide in due la Cisgiordania e dunque rende molto complicato assicurare la continuità territoriale a un eventuale futuro Stato palestinese. Indubbiamente questa mossa – che vedremo se e in quali tempi verrà realizzata – dà un colpo durissimo all’idea dei due Stati, una prospettiva che allo stato attuale non appare realizzabile nel concreto, ma che va preservata come prospettiva politica”. Così l’ambasciatore Giampiero Massolo all’agenzia ITALPRESS. “È importante salvaguardare sul piano politico la prospettiva di una statualità palestinese”, sottolinea. “Un giorno, quando le circostanze lo permetteranno, sarà uno degli elementi di un nuovo equilibrio in Medio Oriente, basato magari sulla riattivazione degli accordi di Abramo”, conclude Massolo.
“Ogni valutazione sulla situazione deve partire dalla constatazione realistica che le posizioni di Israele e Hamas non sono conciliabili: la mediazione internazionale finora si è fermata su questo. Vi è un’inconciliabilità di fondo tra quello che chiede Israele – la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas – e quello che chiede Hamas” che “vuole mantenere un ruolo per il futuro” e “vuole conservare almeno parte degli ostaggi per continuare a usarli come arma di ricatto nei confronti di Israele – ha proseguito Massolo – Per Israele “è fondamentale arrivare a un cessate il fuoco che però consenta di riprendere le ostilità nel caso in cui Hamas non tenga fede ai patti, mentre Hamas vuole un cessate il fuoco definitivo e usa gli ostaggi strumentalmente per evitare ogni ripresa di conflitto”, spiega Massolo.
“Netanyahu dopo il 7 ottobre ha fatto una scelta radicale: abbandonare le varie forme di deterrenza a favore dell’eliminazione della minaccia, usando lo strumento militare. In nome della sicurezza è disposto a correre il rischio di un gravissimo isolamento internazionale pur di arrivare ai suoi obiettivi”, spiega Massolo.
“L’idea di eliminare la minaccia e di usare lo strumento militare ha finora portato dei risultati soddisfacenti per Israele: la riduzione della minaccia di Hamas, la sostanziale sconfitta di Hezbollah, il cambio di regime in Siria, l’allontanamento nel tempo della minaccia nucleare iraniana, la riduzione della minaccia degli Houthi”. Di fronte a questa egemonia militare nella regione, “c’è una parte del governo israeliano – quella dell’estremismo religioso – che punta a realizzare il disegno della ‘grande Israele’ e dunque tiene sotto scacco Netanyahu, minacciando di far venir meno l’appoggio al governo”. Il premier israeliano, quindi, “da un lato è pressato dalla comunità internazionale e, dall’altro, è pressato da una parte della sua maggioranza: si trova in una condizione in cui deve andare il più in là possibile con tutto quello che può ottenere”, conclude Massolo.
Le mediazioni per arrivare alla fine del conflitto in Ucraina “sono estremamente difficili e complesse: è compito degli europei, in questo momento, dare prova della maggiore compattezza possibile” e “cercare di lavorare molto sugli Stati Uniti, perché il Presidente Trump non si stanchi del negoziato e continui a premere su Putin, possibilmente anche con misure sanzionatorie che rendano i costi della prosecuzione della guerra molto rilevanti per la Russia”.
“Vladimir Putin non vuole fare la pace, non vuole una tregua, ritiene di avere sul terreno ancora la possibilità di avanzare e soprattutto ritiene che il tempo lavori dalla sua parte: non creando le premesse per un negoziato reale, finisce per esasperare le differenze sia fra le due sponde dell’Atlantico, tra Stati Uniti ed Europa, sia all’interno dei Paesi europei, dove conta sulla stanchezza delle opinioni”, spiega Massolo. “Dall’altra parte, è chiaro che non c’è la possibilità per Zelensky di affrontare un negoziato che porti all’amputazione di una parte del paese se non si creano le condizioni per delle garanzie ferree a beneficio dell’Ucraina, in modo da consentirgli di dire alla propria opinione pubblica che sì, dei territori sono stati sacrificati, ma che questo è stato fatto in cambio di garanzie per cui la Russia non si espanderà mai più in Ucraina”, conclude Massolo.
-Foto screenshot video Italpress-
(ITALPRESS).