Quest’anno l’esame finale delle scuole superiori riprende il suo formato standard, con entrambe le prove scritte preparate dal Ministero dell’Istruzione e del merito.
Quanto basta per alzare il livello dell’attenzione su possibili “bufale” legate alle regole di base che governano l’Esame di Stato. Cosa che puntualmente fa la Polizia Postale e delle Comunicazioni con “Maturità al sicuro”, la campagna di sensibilizzazione svolta assieme al portale specializzato Skuola.net, che per il sedicesimo anno consecutivo si pone proprio l’obiettivo di “smontare” le principali fake news sull’argomento.Lo sviluppo tecnologico va avanti moltiplicando gli strumenti a disposizione degli studenti ma anche le possibilità di commettere dei fatali errori di valutazione che possono portare alla esclusione dall’esame. Il rischio è concreto, basta osservare le risposte date dagli oltre 1.000 maturandi raggiunti dal monitoraggio effettuato proprio da Skuola.net per la Polizia di Stato a circa una settimana dal via della Maturità 2023.
Quasi 1 studente su 4, ad esempio, è convinto che durante le prove scritte gli smartphone si possono tenere con sé in postazione. Quando, invece, devono essere consegnati al banco della commissione, come correttamente dimostra di sapere il 77% del campione interpellato. E se il 18% è consapevole che comunque i telefoni debbano rimanere rigorosamente spenti, il 5% pensa che si possano persino usare rischiando al massimo di essere richiamati o penalizzati in fase di correzione e non, come potrebbe avvenire, di essere esclusi dall’esame.
Qualcosa di simile avviene con un altro “sorvegliato speciale”: lo smartwatch. In questo caso è quasi 1 su 5 a pensare che, se non è connesso a Internet, si possa tenere al polso durante le prove scritte. Anche questa è una credenza erronea, perché il suo uso è bandito tanto quanto quello del telefonino.“Maturità al sicuro”, però, serve anche per instradare sulla retta via anche chi, al contrario, si avvicina all’esame con timori di orwelliana memoria. Circa 1 maturando su 6, infatti, è convinto che la Polizia possa controllare gli smartphone “da remoto” per capire chi eventualmente sta copiando; cosa assolutamente non corrispondente al vero. E addirittura il 38% ritiene che, durante le prove, i membri della commissione possano perquisire gli studenti, alla ricerca di oggetti proibiti. Anche in questo caso, si tratta di informazioni non corrette che vanno sfatate, invitando comunque alla prudenza, visto che la commissione d’esame ha il diritto di escludere i candidati colti in “flagranza di copiato”.