Trex Roads ci porta in un bar del Minnesota alla scoperta di un altro grande talento della musica dell’America profonda: Matt Pudas
Questa settimana ero un po’ disperato. Nessun nuovo disco mi aveva colpito. Ho scoperto tanti artisti, ma nessuno aveva un album nuovo di cui parlarvi.
Una buona soluzione quando voglio novità, è andare sulla pagina social del mio amico Matt e informarmi su che concerti è andato a vedere. Solitamente, fra molti che già conosco, ne trovo sem-pre qualcuno nuovo.
Anche questa volta è successo. In un live bar di Henriette, Minnesota ha postato alcuni video del concerto di questo artista a me completamente sconosciuto: Matt Pudas.
Sono rimasto folgorato dalle sonorità e dalla voce roca e naturalmente ho cercato subito la sua musica sui servizi streaming. Ho indagato come un investigatore privato in cerca di biografia e no-tizie sulla sua carriera.
Così scopro che Pudas è stato leader e frontman per più di 20 anni di una delle band più leggendarie del Minnesota: la White Iron Band.
Un gruppo che ha scorrazzato in lungo e in largo per lo stato, ma anche nel resto del Midwest. Con all’attivo ben 7 dischi di country rock scatenato, pieno zeppo di melodie e storie da raccontare (e vi confesso che prima o poi cercherò di parlarvi anche di loro.)
La band ha aperto spettacoli di artisti di primo piano per anni: Lynyrd Skynyrd, Warren Haynes, Charlie Daniels, Shooter Jennings. Un nome quindi che agli addetti ai lavori non era sfuggito.
Dopo anni e anni di vita on the road, nel 2020 il buon Matt decide di trasferirsi ad Atlanta, Georgia assieme alla famiglia e lì cambia tutto.
La band originaria è quindi rimasta in stand-by, ma ne fonda un’altra in cui sarà l’artista solista di riferimento e continuerà ad essere quello che è sempre stato: un grande cantante di country rock, un grande cantautore e un musicista indipendente coi fiocchi. Del suo vecchio gruppo è ancora con lui il chitarrista Sam Weyandt.
Il disco è composto da 10 pezzi che spaziano dal country al rock, emozioni di storie vere solcate da tanta elettricità e anche un po’ di anima soul nei cori.
Premete play e il singolo Alcohaulin’ vi prenderà con la sua ritmica pulsante, i cori e la voce in-tensa e avvolgente di Pudas. Un sapore di southern rock anni ’70 esce dagli speaker, sarà il lavoro eccelso delle tastiere di Chad Staehly, che ha anche prodotto l’album, o il fantastico assolo in slide, ma mi sembra molto influenzato da quel sound. Bellissima.
La successiva Time Bomb è una cavalcata di chitarra elettrica e pedal-steel, un po’ blues rock un po’ outlaw country, ma la voce di Matt Pudas è uno dei segreti. Si vede che padroneggia il ruolo dopo aver cantato per anni in una band leggendaria.
Rosalita è una splendida ballata, dove ancora una volta il cantato è intenso e dimostra che è adatto sia alle corse rock che a rallentare e guardare le stelle e il cielo con romanticismo.
Un pezzo che, da nostalgico dei vecchi tempi, mi immagino ad un bel live con tutti gli accendini accesi e i cori che fanno da sfondo rendono ancora più bella il quadretto che mi sono immaginato. L’assolo alla fine arricchisce un brano splendido.
Il brano successivo è uno dei miei preferiti, Get My Fill è blues con la sua armonica e la chitarra, ma ha anche un’anima rock con la voce di Pudas così roca e potente. Un brano che potremmo definire southern rock, emozionante e potente. Adoro il suono dell’armonica e Matt Pudas la suona alla grande!
Altra ballata, questa volta molto country con il violino che prende la scena, Iowa Song è un altro pezzo in cui la voce prende lo stomaco con la malinconia che il violino porta con sé. Non servono orpelli o grandi arrangiamenti per scrivere una canzone che emoziona i cuori e Pudas ci riesce benissimo.
Honky tonk e voglia di ballare e muoversi, ecco arrivare 5 Star Dive Bar. Voce potente e pedal-steel che sfreccia in un pezzo scatenato che dal vivo farà molte “vittime”. In più il titolo è una dedica al leggendario Ryders Saloon di Henrietta, Minnesota che ha anche ospitato il live dove Matt me lo ha fatto scoprire.
L’assolo della pedal-steel che si incrocia con quello di violino è pura bellezza, non si inventa nulla, ma le lezioni del country degli anni ’70 è stata assimilata alla grande. Bellissima!
I cori alla fine metteranno a dura prova le corde vocali del pubblico che andrà ai suoi concerti.
La title-track è un bellissimo brano di country dal sapore antico, come vi ho detto questo artista padroneggia l’elettricità del country rock e del southern, ma quando si rallenta con la sua voce e con il suo songwriting ci regala canzoni davvero emozionanti.
Voglio ripetermi Matt Pudas ha una voce pazzesca e in Working On Me lo dimostra.
Chi ha detto rock scatenato? Quasi a voler spezzare la tensione emotiva della precedente, le chitarre partono a razzo in un riff dal sapore boogie anni ’50 e inizia Would You Be Mine. Si sfreccia, si corre e se posso fare un paragone senza risultare blasfemo, mi ha ricordato le canzoni e il mood del grande Chuck Berry, così come gli assoli di chitarra.
Il lavoro si chiude con un’altra ballata country, pedal-steel e grande voce: Simple Times. Storie di vita vera e tanta passione, una bellissima poesia che spero conquisterà molti cuori.
Un esordio solista davvero notevole, Matt Pudas porta dietro l’esperienza della sua band leggendaria (che vi consiglio di andare a scoprire) e mette moltissima altra carne sul fuoco. Si destreggia alla grande sulle strade del country, del blues e del rock e ci regala dei pezzi che meritano di stare fra i più belli di quest’anno. Una voce fra le più emozionanti che ho scoperto ultimamente e che spero continuerà a produrre dischi belli come questo.
Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads
Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org