Sulla propria pagina Facebook, Marco Invernizzi ricorda gli incontri col grande regista Ermanno Olmi, di cui abbiamo parlato anche nel pezzo precedente. Vi proponiamo il suo post in versione integrale.
Ermanno Olmi รจ morto: prima che un grande regista รจ morta una grande persona. Tra le fortune della mia vita c’รจ stata quella di incontrarlo tre volte, in quel di Abbiategrasso, con amici e con persone che lo stimavano e gli volevano bene. L’ho salutato la prima volta con un rispettoso “buongiorno maestro”; la sua risposta รจ stata che lรฌ non c’era nessun maestro, che ognuno รจ allievo, purchรจ lo voglia, e che il vero merito sta nel volere e sapere imparare: parole importanti, parole cosรฌ lontane dal nostro tempo! Con lui mi sono confrontato sui valori della vita e in particolare sul rapporto tra individuo e natura; con lui ho discusso su come si era evoluta, nel suo cinema, l’immagine del rapporto tra individuo e natura, da “L’albero degli zoccoli” fino a “Centochiodi”, concordando sul fatto che si era passati da un rapporto dato per acquisito, in cui l’uomo viveva dentro la natura percepita nella sua sacralitร , fino all’attuale dimensione di quasi estraneitร in cui la natura diventava scelta, obiettivo consapevole da raggiungere per rimediare a una perdita primaria.
Riflettendo su quella meravigliosa discussione ho capito che per Ermanno Olmi la scelta era l’elemento caratterizzante degli uomini coraggiosi, capaci di andare contro i luoghi comuni, la cultura dominante, i dogmi religiosi, lui scandalosamente cattolico, pur di essere coerenti col valore dell’accoglienza e del rispetto di tutti ( chi abbia ancora dubbi su cosa sia la vera accoglienza si riveda quel capolavoro del cinema che รจ “La leggenda del santo bevitore”). Ermanno Olmi era, tra le altre cose, anche questo e io ho avuto la fortuna di incontrarlo e di potermi portare questi grandi insegnamenti per la mia vita, oltre la sua che รจ finita, come natura vuole direbbe lui. La terra per lui sarร sicuramente lieve, lievissima.
Marco Invernizzi