MILANO – “Aspettiamo di leggere le motivazioni del decreto di ieri, ma se fosse vero quanto riportato dalle agenzie di stampa, il TAR della Lombardia, a mio modesto parere, avrebbe proprio scambiato lucciole per lanterne. Già il 12 luglio dell’anno scorso, un nutrito numero di fedeli islamici vicini a questa associazione, la “Moschea Abu Bakar”, si era assiepato senza preavviso in piazza Formenti, a Magenta, per chiedere un incontro con il sindaco Chiara Calati in cui discutere la richiesta di poter avere un luogo dove ritrovarsi a pregare. In questo comune dal 2014 ci sono stati oltre 130 richiedenti asilo, 100 dei quali erano ospitati nel centro della Vincenziana, che fortunatamente è stato chiuso all’inizio di quest’anno. Qui spesso sono stati registrati problemi legati appunto alla loro presenza. Noto a tutti è stato il tentativo fatto da alcuni musulmani di entrare in questa struttura, la Vincenziana, apposta per recitare preghiere. Cosa ovviamente vietata dalla legge. Non contenti, due settimane prima della richiesta di incontro con il Comune, diverse decine di islamici si erano ritrovati al parco comunale Pertini, recitando sermoni in lingua araba seguiti dalla traduzione in italiano. Un fatto inconsueto, tanto che loro stessi, gli islamici, avevano riconosciuto che il parco non era un luogo adatto per incontri religiosi. Per loro, infatti, la soluzione migliore sarebbe stata quella di trovare uno spazio chiuso, che rispetti tutti i canoni di sicurezza, da potersi usare quotidianamente ed è proprio questa la proposta degli islamici all’Amministrazione magentina. Quindi sappiamo da tempo quali sono le loro reali intenzioni.
Possiamo partire da queste premesse per dire che il sindaco di Magenta ha fatto bene a contrastare la richiesta di fornire uno spazio religioso che, normativa regionale alla mano, non avrebbe soddisfatto i requisiti imposti dalla legge. Infatti, ci sono delle regole che vanno rispettate: sono quelle indicate dalla l.r. 12 del 11 marzo 2005 che al Capo III indica le “norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi”, con le modifiche apportate dalla l.r. 2 del 2015. Il piano delle attrezzature religiose del PGT comunale è uno strumento valido per tutti, non si possono cercare scorciatoie facendo finta che la “festa del sacrificio” islamica sia equiparabile ad una riunione condominiale.
Infatti, il TAR avrebbe dato ragione all’associazione islamica motivando la sentenza con l’articolo 17 della Costituzione. Ma le altre normative non contano nulla? Il Sindaco avrebbe dovuto fare finta di non sapere il motivo per cui gli islamici chiedevano la sala? Sempre il tar sostiene che “tale episodica aggregazione non possa integrare l’allestimento di un luogo deputato ad attività di culto”. E se invece di una volta all’anno le richieste diventassero periodiche, come nelle intenzioni della stessa associazione islamica?
Ogni anno in Lombardia verrebbero sgozzati più di 100 mila animali per la “festa del sacrificio”. Onestamente credo che questa usanza barbara, che oltretutto non prevede nemmeno lo stordimento dell’animale, non dovrebbe essere autorizzata in sale comunali e pubbliche. I sindaci lombardi prendano esempio da Chiara Calati di Magenta”.
Lo dichiara Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e Assessore a Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale di Regione Lombardia