Meno di tre euro l’ora per lavare i piatti. Cinque euro l’ora per accudire un anziano. Non accade in qualche remoto angolo della regione Calabria agli stagionali che arrivano dall’Africa a raccogliere gli agrumi. Succede a Magenta, e comunque nel territorio. Questa è la storia di un cinquantenne senza qualifiche particolari, ma armato soltanto di buona volontà. Da sei anni a questa parte ha perso il lavoro che gli permetteva di vivere ed è cominciato un calvario che non accenna a diminuire. Ha lavorato sempre in nero, a parte le mansioni durate per pochi mesi da qualche cooperativa. “Mi sono rivolto ai servizi sociali del comune dove risiedevo – racconta – ottenendo la possibilità di frequentare dei corsi. Uno, in particolare, è quello di assistente domiciliare che mi ha consentito di apprendere parecchie cose”.
Da operaio che era il cinquantenne si è inventato badante. Lavoro di cui ci sarà sempre bisogno. Ma dove lavorare in nero è quasi la regola. E allora è cominciato un lungo iter che lo ha portato a lavorare a casa di un’anziana per quattro notti alla settimana in cambio di 150 euro al mese. Poi altre occasioni lavorative, ma nulla che potesse ritenersi soddisfacente. A distanza di tempo eccolo nuovamente ottenere un lavoro presso un anziano in cambio di pochi soldi. E’ un mondo difficile quello degli assistenti domiciliari. Essere un uomo spesso è uno svantaggio. A pretendere il giusto il cinquantenne ha paura. Teme di perdere anche quel poco che gli danno. “Ultimamente lavoro da un anziano in un comune poco distante da Magenta – continua – prevalentemente la mattina. Ma la paga è scarsissima. Pochi euro l’ora. A questo si è aggiunto un lavoretto presso un ristorante”. In quest’ultimo caso parliamo di condizioni di vero sfruttamento. Centoottanta euro per otto ore di lavoro al giorno per otto giorni dal lunedì alla domenica, quindi week end compreso. Spesso fino a tardissima ora. Meno di tre euro l’ora. Per fare il lavapiatti. “Si viene pagati a servizio – continua – quindi, dopo una settimana potrebbero non avere più bisogno”.
Si sfruttano le condizioni di fragilità di una persona e questa è la cosa peggiore. Il futuro per il cinquantenne non è roseo, ma non bisogna mai abbattersi. “Si è aperto un altro spiraglio ed è il corso Asa che dovrei cominciare a frequentare a breve – conclude – Con questo avrei la possibilità di vendermi meglio sul mercato del lavoro, prestare servizi in ospedale, per le Rsa, per le stesse famiglie. La vita è veramente difficoltosa in queste condizioni, ma non dobbiamo mollare”.