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Dall'archivio:

Magenta, sei anni fa moriva il ‘nostro’ Nello Meneghello

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Sono già passati sei anni fa dalla morte di Nello Meneghello, artigiano edile, magentino molto conosciuto a cui tanti (come noi) volevano bene. Lo ricordiamo con le parole che tempo fa gli dedicò Emanuele Torreggiani

Dentro il candore accecante del sole ancora in soglia all’orizzonte, lungo la stretta via trapunta in ombra dai ghiacci notturni, agile divincola il Bremach dallo chassis ridotto. Sfumacchia nella cambiata a ripresa. E dalla cabina in rossobruno, di quell’età oscillante tra il ragazzo e l’adulto, i tratti del volto cristallizzati dalla fatica fisica che ne incidono il lineamento, il volante manovrato a doppio braccio. Se ne scorge il corto capello velato di calce e l’azzurro vortice della sigaretta. Sei tornato!, muti s’esclama mentre il mezzo trapassa dentro la scheggia di freddo sole. E nell’attimo di quell’istante si congiunge il ponte tra vita e morte. Orlo di ferita, pulsante.

 

 

E lo si vede il Nello, già amico d’infanzia, perito edile partito dormendo nella solitaria notte, nel suo profilo tagliente, nelle sue mani lunghe bruciate di calce e cemento, la Marlboro in perenne attività, poggiato, ben oltre il crepuscolo, al bancone del bar per il Negroni di fine giornata, e tutta la fatica sulle sue spalle già chine, per quanto ancora giovani, i panni mineralizzati dagli impasti dei bitumi.

E nei dì di festa, in quell’abito blu, camicia bianca, scarpe nere lucidate a legno, e, talvolta, solo quando l’inverno induriva, il cappotto blu sempre sbottonato. Egli, stigma di un mondo estinto. E ieri, nella giornata dedicata a Santa Agnese, lui, nell’attimo dell’istante di un Bremach al passo. Dal cassone a passo corto il manico di un badile e quell’aura di calcina che sfarina cenere mentre sobbalza sulla strada e va. Cenere e luce.

Emanuele Torreggiani

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