Magenta, San Biagio: tradizione, fede, e la cappella con due stupende opere d’arte

Quest'anno si festeggiano anche due importanti anniversari. Uno è quello dei 140 anni delle Madri Canossiane a Magenta.

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Tanta gente in fila per il bacio della Reliquia. Un bel segnale perché la tradizione di San Biagio a Magenta non morirà mai. Una delle più sentite nel territorio. Un modo anche per visitare due opere che vengono ospitate nella cappella di San Biagio. L’Istituto delle Madri Canossiane fu un lascito dell’abate Mazenta che, dopo vari suggerimenti di San Carlo Borromeo cominciò a ristrutturare la chiesa. Era il 1634 e nel luogo dove sorsero le scuole c’era un’antichissima necropoli romana dove vennero ritrovate spade, monete e oggetti vari. La chiesa venne poi recuperata interamente e tra il 1646 e il 1650 vennero costruiti la sagrestia, il campanile e la casa dei sacerdoti. Una lunga storia che continua.

“Quest’anno ci saranno due anniversari. – sottolinea Francesco Bogogno, particolarmente legato all’Istituto delle Madri Canossiane – Il 140esimo della presenza delle Canossiane a Magenta che avvenne nel mese di agosto 1884, con l’inaugurazione che risale al 28 ottobre dello stesso anno. Il secondo anniversario sarà tra un mese, quello della nascita di Santa Maddalena di Canossa, fondatrice delle figlie della carità nata 250 anni fa”. Se la devozione verso san Biagio continua bisogna ringraziare le Madri Canossiane. E poi ci sono le opere d’arte nella cappella di San Biagio. I quadri dell’Arduino insieme a Tommaso da Lugano. Abbiamo la prigionia di San Biagio, opera pregevole. “Sarebbe bello che i professori, soprattutto delle materie artistiche, – aggiunge Bigogno – potessero fare qualche ora nelle nostre chiese che custodiscono tesori immensi”.

Il secondo dipinto è San Biagio sottoposto a tortura. Un’altra bellissima opera con particolari significativi. “Teniamoci stretta questa bellissima festa, anche se San Biagio nacque nell’attuale Turchia per morire in Armenia – conclude – ma è un santo che ha portato fino all’estremo la fede e deve stimolarci a pregare”.

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