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Magenta: San Biagio dalle Madri Canossiane, la devozione e le migliaia di persone che ancora oggi sono in fila per la Reliquia (VIDEO)

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MAGENTA San Biagio, il santo protettore della gola. Una devozione che raggiunse l’Europa e che, a Magenta, si è arricchita con la fiera. Madre Anna ha accolto migliaia di persone che anche oggi si sono messe in fila per il bacio (da distanza, ancora per prudenza) della Reliquia e per una breve visita.

“Per noi, avendo la chiesa dedicata a lui è una grande festa oggi”, ha detto Madre Anna. Anche il sindaco Luca Del Gobbo era in coda per la Reliquia, e poi per il panettone avanzato benedetto da don Giuseppe Marinoni. “Un’occasione per vivere la nostra storia e rilanciare Magenta sul territorio – ha commentato il primo cittadino – le tradizioni rimangono anche nei momenti difficili per tutti e la gente risponde”. Tanti i bambini e poi c’è la classica pesca nell’istituto delle Madri. “San Biagio è un punto saldo anche per l’educazione dei nostri bambini”, ha spiegato Veronica Puricelli, preside.

Abbiamo percorso il corridoio del convento. La chiesa è antichissima, costruita su un sacello romano. Le prime informazioni sono del ‘500 quando lo stato della chiesa era pietoso. Durante la sua visita San Carlo Borromeo trovò la stessa situazione di degrado. Trascorsero gli anni e non cambiò nulla anche con la visita di Federico Borromeo. Nel 1634 Faustino Mazenta decise di ristrutturare la chiesa e da lì nacque il convento delle Madri Canossiane. “Dobbiamo ringraziare le Madri che hanno tenuto viva la tradizione di San Biagio a Magenta”, ha commentato Francesco Bigogno.

Siamo entrati nella chiesa delle Madri costruita dietro la chiesa di San Biagio (quella che reca all’ingresso la targa rievocativa di Santa Gianna che volle che il suo fidanzamento ufficiale con Pietro Molla fosse benedetto partecipando alla santa messa celebrata dal fratello don Giuseppe l’11 aprile 1955) che conserva la pala di Angelo Inganni, del 1849. La deposizione di Gesù Cristo, un dipinto meraviglioso da ammirare. Ascoltiamo la storia nel video che proponiamo:

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