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Magenta, Salute. Il coronavirus e i danni al nostro cuore. Come scoprirli?

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MAGENTA –   Non si muore solo di coronavirus. Considerazione all’apparenza ovvia, ma che è l’incipit per questo approfondimento medico scientifico di Ticino Notizie con il dottor Arturo Raisaro, cardiologo che vanta una lunga esperienza anche come docente universitario a Pavia e che collabora con il Poliambulatorio Santa Crescenzia di Magenta.

Nei giorni scorsi, abbiamo pubblicato il suo VIDEO in cui ci spiega l’importanza dell’ecografia polmonare per valutare i danni dovuti al Covid 19, non solo a livello polmonare ma anche cardiaco.

 

“Ho seguito e ho modo di seguire praticamente in diretta questa emergenza sanitaria – esordisce il medico – complice il fatto che mia moglie (la dott.ssa Catherine Klersy’s ndr) è epidemiologa clinica al San Matteo di Pavia. Indubbiamente ci troviamo davanti un’infezione del tutto nuova e, quindi, anche a livello clinico si procede step by step”.

Seppur la letteratura scientifica in materia sia ancora molto recente, quello che si è appreso di certo rispetto al Covid 19 è che la sua manifestazione è assai variegata. “Si va da situazioni paucisintomatiche ad altre che hanno portato ad insufficienze respiratorie gravi fino al ricovero ospedaliero e purtroppo all’esito finale. Poi ci sono i casi di chi a distanza di settimane si trova ancora con il tampone positivo, pur essendo in buone condizioni di salute”.

“Indubbiamente – evidenzia il medico – se è chiaro come il polmone sia l’organo che viene aggredito in primis dal virus, va anche rimarcato come non manchino le complicanze di natura cardiaca anche pesanti” .

E qui in verità ci troviamo davanti a ricadute di diverso genere. “Una – continua Raisaro – che è senz’altro più di carattere emotivo: in questo periodo in tanti hanno avuto paura a recarsi in ospedale. Con la conseguenza grave (c’è anche uno studio proprio del San Matteo di Pavia che attesta la cosa ndr*) che gli arresti cardiaci sono triplicati”.

“Un fatto gravissimo – dice il cardiologo – perché i pazienti hanno perso tempo prezioso,  ed è come se a causa della pandemia, fossimo tornati indietro di quarant’anni a livello di cure, quando, si interveniva sul malato di cuore a giochi fatti. Idem dicasi per gli Ictus anche qui aumentati in modo esponenziale, proprio per il timore di infettarsi presso i nostri Pronto Soccorso”.

 

Raisaro lancia un appello: “Pare anche qui banale dirlo ma quando si sta male o comunque si avvertono dei sintomi di un certo tipo, bisogno subito recarsi in ospedale o chiamare il 118. Ormai quasi tutti gli ospedali hanno percorsi ben distinti e separati per i pazienti Covid e non. Quindi, non ha senso esitare rischiando poi di trovarsi in situazioni già compromesse”.

Se queste sono le ricadute per il nostro cuore dovute non tanto al Covid 19, quanto alle nostre paure, pur comprensibili, ve ne sono altre legate alla malattia in sé Perché il distress respiratorio ha conseguenze pesanti per il nostro organo cardiaco, dalla miocardite che può più o meno risolversi, ma in talune situazioni più gravi può lasciare scompensi cronici. In altri casi poi si può arrivare ad un quadro di coagulazione tale per cui si innesca un’embolia polmonare con la partenza di trombi. “Sono le ragioni per cui – sottolinea il dottor Raisaro – si è iniziato ad utilizzare l’eparina come farmaco anti trombo anche nella cura del Covid. L’esperienza preziosa maturata soprattutto dai colleghi di Padova da questo punto di vista è stata essenziale e oggi mutuata un po’ ovunque”.  

Tornando poi a parlare della reversibilità o meno di questi danni, lo specialista evidenzia come nella maggior parte dei casi a distanza di mesi, la situazione dovrebbe andare verso una sua normalizzazione. Anche se la cosa non è così scontata.

“Spesso va considerato il quadro medico complessivo del paziente, ci sono più fattori in gioco. Per cui può capitare anche che queste problematiche diventino croniche. Pensiamo per esempio a pazienti di una certa età con altre patologie pregresse”.

Da qui l’importanza  di mettere un punto fisso da dove partire. Una fotografia rispetto allo stato di salute del paziente post Covid,  ma anche per correlare eventuali deficit di saturazione di ossigeno con il quadro anatomico polmonare, fermo restando – è bene dirlo –  che l’ecografia non è sostitutiva della TAC polmonare. “In questo l’ecografia polmonare ci può aiutare molto. Oggi per esempio è utilizzata a tappeto anche nelle RSA. In questo modo non solo si va a verificare il quadro polmonare ma anche le sue ricadute a livello cardiologico, tanto più nel caso in cui venga associata ad una ecocardio”.

“Sono indicatori preziosi – conclude lo specialista – che ci forniscono informazioni assai utili. Se da un lato, infatti,  ci sono i dati epidemiologici, vedi esame sierologico e tampone, che ci aiutano nella stesura di mappatura della situazione, dall’altro lato, questo tipo di check up ci consente di capire i danni lasciati dal coronavirus sul paziente e valutare a distanza di qualche mese l’evoluzione del quadro medico”.

F.V.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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