La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 in ricordo delle tre sorelle Mirabal, uccise nel 1960 su ordine del dittatore dominicano Rafael Trujillo, vede anche quest’anno la proposta di momenti per riflettere su un fenomeno i cui dati sono in allarmante ascesa nel nostro Paese come altrove. Le iniziative messe in campo dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con altre realtà cittadine, del territorio e con singole persone, sono state presentate lunedì scorso, in Casa Giacobbe, dall’ass. Mariarosa Cuciniello.
La titolare delle Pari Opportunità, una volta citate le varie forme della violenza contro le donne – fisica, sessuale, economica, verbale – si è concentrata sulla peculiarità di quella psicologica. “Su questa intendiamo soffermarci a riflettere nei diversi appuntamenti previsti per i prossimi giorni. Si tratta di una violenza subdola, invisibile, che mina la libertà delle donne, crea un terreno fertile per forme di controllo, gelosia malata, ossessiva, e possesso”, ha affermato. Per catalizzare maggiormente l’attenzione della collettività sullo specifico aspetto si è ricorsi a un’immagine che verrà distribuita in Magenta in formato cartolina. E’ uno scatto della fotografa Tatiana Tregubova che immortala una donna in abito rosso – il colore dell’amore certo, ma anche del sangue -, stretta tra le due metà di una testa.
La donna ritratta è la modella e imprenditrice Sabrina Spirolazzi; la scultura ‘Open your mind’, opera dell’artista Pierangelo Russo, si trova nella sala della Rotonda dell’Ospedale ‘Fornaroli’.
‘Aprire la mente’ suona come un imperativo. Aprire la mente per riconoscere la violenza, per combatterla, per aiutare chi ne è la vittima più o meno consapevole. “Cultura, educazione al rispetto dell’altro, sia questi maschio o femmina, ai genitori tocca per primi tale compito, quindi alla scuola. Quanto ci raccontano le cronache quotidiane è sempre più sconcertante”, ha commentato la Spirolazzi . Dubita che esistano formule magiche, “ognuno deve fare la propria parte, ma le prime a dire ‘basta’ dobbiamo essere noi donne, ci vuole coraggio da parte nostra”.
A proposito dell’importanza e del contributo che può fornire l’istruzione scolastica, di nuovo a ricordare il 25 novembre ci sono gli studenti – i grafici – dell’Enac CFP Canossa di Magenta. “Abbiamo pensato di proporre, nella mattina d lunedì 25, un flash mob e l’installazione temporanea, nel centro cittadino, della sagoma de ‘Las Mariposas’ (Le Farfalle), ovvero Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, per riportarne alla luce la tragica storia – ha detto Laura Pizzotti, la responsabile dell’istituto di via San Biagio – e per diffondere inoltre informazioni sui numeri telefonici dei centri anti- violenza, dei siti contattabili in caso di bisogno”.
Alla prof.ssa Pizzotti diamo ulteriore spazio, segnalando la sua osservazione significativa e condivisibile in merito alle performance di violenza verbale cui si abbandonano parecchi esponenti politici. Violenza che ci arriva – arriva ai giovani – attraverso i canali televisivi, i vari social. Che, dai, non è un esempio edificante.
La mattina alle 9.30 gli studenti e la sera alle 21 presso l’Ideal, un gruppo ormai consolidato di donne, non “attrici”, ha informato Maria Angela Colombo, referente delle Associazioni Donne 8 marzo, “presenterà ‘Chiamarlo amore non si può’: una serie di letture ispirate a storie vere di donne, le cui voci dall’al di là raccontano come e perché sono state uccise dai loro compagni”. Lei pure ha ribadito la necessità di un’educazione all’affettività, alla sessualità da svolgersi nelle scuole.
A completare il programma per il 25 novembre sarà la proiezione, nelle mattinate di martedì 26 e mercoledì 27 al Lirico, del film di Ivano De Matteo ‘Mia’, con Edoardo Leo nei panni di un padre la cui figlia adolescente è oggetto di un amore malato da parte di un ragazzo manipolatore. Alla visione, riservata agli studenti delle classi IV delle Scuole Secondarie di secondo grado e Professionali, farà seguito un dibattito con le operatrici del Centro Antiviolenza del Magentino.
Ultima a parlare nell’incontro di lunedì è stata Alessandra Barone di Telefono Donna, associazione di volontariato presente a Magenta dal 2015. Un intervento fatto di numeri il suo. “Da inizio anno allo scorso 30 settembre sono state 105 le donne che hanno fatto accesso al Centro, 83 i casi presi in carico, la maggioranza dei quali riguarda donne d’età compresa tra i 18 e i 34 anni.
Più del 50% di loro hanno un impiego, sono istruite, il 10% laureate, dunque in possesso di una certa indipendenza economica”, ha affermato segnalando, oltre al preoccupante abbassamento in atto dell’età media, il fatto che le vittime della violenza appartengono a ogni fascia socio-culturale, etnia, religione.
“Cosa frena la denuncia o l’allontanamento dal compagno violento? La dipendenza affettiva – ha evidenziato – e, allora, ecco perché uno dei servizi più frequentati è quello del sostegno psicologico”. Anche da parte della dott.ssa Barone la puntualizzazione di quanto sia importante “per noi incontrare i giovani, entrare nelle scuole per fornire loro gli strumenti per comprendere e riconoscere in tempo i segnali di relazioni non sane, disfunzionali. Per altro il 98% dei maltrattamenti avviene in ambiente domestico”. Ma i numeri non finiscono qui.
Il Centro Antiviolenza cittadino, che ha sede presso il Palazzo Comunale, in meno di un anno ha gestito 712 contatti telefonici (a rispondere c’è sempre un operatore 24 ore su 24), 171 colloqui di supporto psicologico, 64 consulenze legali, 169 colloqui di accoglienza e 697 contatti mail.
Franca Galeazzi