MAGENTA – Mentre ieri mattina, dopo i versi scanditi dall’Imam, Munib Ashfaq invocava ‘Allah, il compassionevole e misericordioso’, appariva plasticamente- nel pieno di una mattina assolata e calda, alla periferia di Magenta- la differenza tra una comunità religiosa fortemente ancorata al suo credo e la distratta attenzione di una città- e di un Occidente, e di una civiltà europea- sempre più secolarizzata e scristianizzata, quindi evidentemente permeabile- foss’anche solo per la legge fisica di riempimento dei vuoti- da chi contrappone al nulla che Nietzsche previde profeticamente oltre un secolo fa una Fede organica.
Un Imam che parlava ai fedeli maschi, con le donne ordinatamente separate a pochi metri, fa certamente effetto a chi come il sottoscritto frequentava da bambino chiese dove maschi e femmine erano separati nelle chiese. Ma dove il sacerdote, in abito talare, parlava e predicava a tutti (a dire il vero sino in fondo).
Il nodo è ancor più che gordiano, e rimanda al dialogo indiretto tra Franco Cardini, grande storico del Medioevo e delle religioni- e il filosofo Giovanni Damiano, studioso di Nietzche ed Evola, che all’invito di Cardini ad un’apertura toto corde all’Islam contrapponeva parole forti.
‘Cardini parla senza avvedersi che l’assenza di “una Chiesa dalle chiare istituzioni gerarchiche” nel caso dei musulmani è un argomento che va a sfavore dei medesimi, diversamente da quel che pensa lo stesso Cardini, nel senso che un’organizzazione gerarchica concentra al vertice decisioni e responsabilità, imponendo sostanzialmente un forte vincolo di fedeltà in basso, laddove una religione ‘orizzontale’ come l’islam richiede responsabilità e prese di posizione in modo diffuso, praticamente a tutti i suoi membri. Non per niente Arnold Gehlen associava il fondamentale concetto di esonero proprio alla presenza delle istituzioni.
Per chiudere: Cardini sostiene l’idea, di per sé condivisibile, che si dovrebbe seguire il “dovere di giudicare ciascuna cultura iuxta propria principia, rinunziando alla tentazione di redigere una classifica qualitativa delle civiltà”. Però non pare rendersi conto che proprio il far perno su questo criterio può condurre a ritenere la cultura islamica non inferiore né superiore a quella europea, bensì ad essa estranea. Ma c’è di più: quando Cardini afferma che “la globalizzazione ha imposto una serie di ponti e di vie di comunicazione che sta dando e darà senza dubbio adito a crisi e a scontri, ma che nel suo complesso è irreversibile”, non si fa semplicemente apologeta del presente, quanto piuttosto finisce per contraddire radicalmente proprio quel principio più sopra indicato. Perché di certo non è per nulla semplice far convivere il ricorso al criterio della specificità irriducibile di ogni cultura e civiltà con ciò (la globalizzazione) che la nega per principi’.
E’ tutto estremamente complesso, e rimanda al recente scontro politico con l’Amministrazione di centrodestra, che nella disputa giuridica ed amministrativa, sinora persa in attesa del responso che arriverà l’11 settembre, ha secondo noi riscosso una vittoria ed una sconfitta, ancorché la seconda sia molto più fragorosa. La sconfitta è comunicativa, ancora una volta. La gestione dell’affaire, da parte di Chiara Calati, è stata disastrosa, come avviene ormai da troppo tempo. E lo abbiamo già detto.
Sbaglia però chi NON riconosce al centrodestra di Magenta l’aver posto un tema che è dirimente per il vivere civile, da Corbetta ad Abbiategrasso passando per via Crivelli: la convivenza, il vivere civile, la coesistenza di una comunità islamica forte nel contesto di una Nazione che è passata dal diritto romano e vive nel contesto di un Continente segnato dalla Magna Charta, mentre l’Islam ha una radice completamente diversa.
E fa sinceramente pensare che la punta più avanzata di una politica laica, secolarizzata e protesa all’estensione di diritti civili che poco o nulla hanno a che vedere col mondo islamico- la sinistra tout court e il Partito Democratico- facciano a gara nell’apertura incondizionata ai mussulmani.
Però il PD c’è, si fa vedere e compie certamente un gesto eminentemente politico, nell’esserci.
E forse, chissà. avrà ragione Paolo Razzano quando puntando più in alto l’asticella dice che ‘solo rafforzando la nostra identità potremo praticare una vera accoglienza, ma ci vogliono coraggio ed equilibrio per entrambe’.
Di certo non si va lontano con una politica dei divieti, ma neppure con un’accettazione incondizionata di un modus agendi del tutto estraneo alle nostre millenarie consuetudini.
Insomma, il centrodestra di Magenta- sgaruppato, scalcagnato, mascariato e scazonte- il tema l’ha posto, e giustamente.
Adesso ci sarà il secondo tempo. Ma il panorama, là fuori, resta lo stesso. Scristianizzazione e secolarizzazione marciano senza requie, facendo strame di Riti, Costumi e Tradizione.
Ed è questo, il vero problema. Il vuoto spinto, che di certo qualcuno riempirà.
Fabrizio Provera