MAGENTA È una vicenda tristissima quella che ha per protagonista una famiglia di Magenta e che si trascina da anni tra litigi infiniti. Da una parte c’è un uomo che vuole vedere la mamma di 96 anni. Dall’altra c’è la sorella che non vuole che entri in casa a vederla. Ognuno ritiene di avere le sue valide ragioni. L’anziana vive con la figlia, al quarto piano di uno stabile dove risiede anche il figlio che abita al primo piano dello stesso condominio. All’apparenza basterebbe poco per trovare una soluzione, ma in realtà non è così. Negli ultimi anni ci sono state accuse reciproche, interventi dei carabinieri, denunce per molestie, appelli alle autorità affinché qualcuno decida cosa è giusto fare o richieste a persone di buona volontà che intervengano per aiutare la famiglia nell’arrivare ad un compromesso. Ma è proprio questo il problema. Una mediazione in questa vicenda sembra decisamente complicata perché i figli restano fermi nelle rispettive posizioni e non intendono indietreggiare.
Ma per quale motivo viene impedito ad un uomo di vedere la propria mamma anziana? “Mi sono rivolto a tantissime persone in cerca di aiuto. – afferma il figlio – Dalle associazioni della carità al servizio fragilità e mi sono rivolto anche ai sacerdoti di Magenta. Ma senza successo. Non riesco a capire per quale motivo chi si è occupato di questo caso non mi dia delle spiegazioni”. Dall’altra parte c’è una sorella che vede la vicenda da un punto di vista completamente diverso e accusa il fratello di comportamenti ossessivi che rischierebbero di peggiorare il quadro clinico di una donna di 96 anni affetta da malattia neurodegenerativa: “Stiamo garantendo le cure più adeguate alla mamma – dice – L’assistenza infermieristica è costante e la nostra presenza è continua, 24 ore su 24. Mio fratello, finché è stato possibile, aveva la possibilità di vederla. Poi ha voluto prendere in mano la situazione e il suo obiettivo è diventato quello di avere mamma con sé. Nel momento in cui ci siamo opposti, sempre per il bene di mamma, la situazione è degenerata”.
E così la questione è passata dalle mani di medici, psicologi, avvocati, assistenti sociali. Senza trovare uno sbocco. “Il benessere di una mamma risiede, prima di ogni cosa, nelle relazioni personali e nella presenza dei suoi affetti – conclude l’uomo – anche io penso di avere il diritto di vederla, come lei ha il diritto di vedere me. Per anni tutto questo mi è stato tolto senza alcun motivo. Non posso restare indifferente”.