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Dall'archivio:

Magenta, la ‘Vegia’ ricorda il suo Presidente: “Grazie Giuliano, grazie di tutto, non ti dimenticheremo. Mai”

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Per tutti noi, amici del circolo e della banda civica, è impensabile pensare a Giuliano Fornaroli, e parlare di lui utilizzando il tempo passato. Non riusciamo a pensare ad un solo momento, nella vita del circolo e della banda, in cui il nostro Presidente non fosse presente. Diventa difficile pensare al futuro senza di lui. Il nostro Presidente.

Quando ci rivolgevamo a lui lo chiamavamo sempre Presidente, e non solo per rispetto dell’incarico che per decenni ha ricoperto, lo chiamavamo Presidente perché in lui trovavamo sicurezza, sincerità, onestà, attenzione, passione.

 

Giuliano Fornaroli, il Presidente, era un uomo d’altri tempi, ma non aveva fatto il suo tempo. Quando era chiamato ad esprimere il suo parere, lo faceva sempre per ultimo, dopo aver ascoltato tutti, non imponeva mai il suo giudizio, lo voleva sempre condividere, lo voleva spiegare, lo voleva far capire.

Era, per tutti noi, un buon padre di famiglia. Dotato di una sintesi di giudizio, incredibile. Gli bastava due parole per dirimere anche le questioni più problematiche. Anche con i bandisti, tutti, dai più anziani alle giovani leve, aveva un modo di fare amorevole, simpatico, sapeva trasmettere la passione per la musica.

“Signor maestro, cosa fa di pezzo lirico in questo concerto ?”, quante volte il maestro Barbaglia si è sentito dire questa frase. Quanto gli piaceva la musica lirica.

Anche alle prove, prima che il maestro alzasse la bacchetta, quando tutti erano ancora alla ricerca della parte da suonare, se tendevi l’orecchio potevi sentire dalle ultime sedie, quelle vicine alla vetrata della scuola di musica, giungere una voce che canticchiava l’aria del Trovatore o della Turandot, e sul viso di tutti, dal maestro ai bandisti, compariva un sorriso, non era intonatissimo. Perché il nostro Presidente amava venire a sentire le prove, ma lui, il Presidente prima di venire chiedeva sempre al maestro…”io verrei giovedì prossimo, non è che disturbo ?”.

Quanto gli piaceva la musica, e la sua banda, e quanti sacrifici quanto tempo investito nella sua famiglia di via Melzi, e quanto tempo rubato alla sua adorata Aldina ed alla sua famiglia.

Non si perdeva mai un servizio della banda. In fondo, alla banda schierata, mani dietro la schiena, lo vedevi alzare la testa, muoverla a destra, a sinistra. Guardava chi c’era e chi invece aveva bigiato l’impegno. Guardava se eravamo allineati. Tendeva sempre l’orecchio per cogliere anche la più piccola imprecisione.

Ha sempre amato la sua banda, ha sempre amato la sua Magenta, non voleva che si facesse mai, brutta figura. E’ sempre stato un magentino di quelli veri,  di quelli che nella parlata mettono le z alla posto delle s e viceversa. Quanto ci piacevano i suoi discorsi. Invece a lui non piacevano, “fem no parlà trop, do paroi !”.

Non ha mai amato mettersi in prima fila, apparire. Era un Presidente che lavorava, che si dava da fare. Se oggi abbiamo una sala di musica, tra le più belle e funzionali del territorio lo dobbiamo a lui. Era sempre pronto a far fronte ad ogni esigenza del circolo e della banda, si faceva in quattro.

Non l’hai mai confessato, ma chissà quante notti insonne ad arrovellarsi il cervello su come aiutare la sua famiglia di via Melzi. E adesso, sarà difficile pensare ad un futuro senza di lui, senza i suoi consigli, senza la sua presenza, perché in fondo, non era soltanto il nostro Presidente, era per tutti noi un famigliare. Ci mancherà, anche se, i suoi insegnamenti, i suoi modi di fare, le sue frasi, resteranno per sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori.

Grazie Giuliano, grazie di tutto, non ti dimenticheremo. Mai”.

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