Esce di casa in bicicletta verso le 8 del mattino per recarsi al lavoro. O meglio, per andare a prendere il rame buttato nelle piattaforme rifiuti. Perché per lui, 49enne di Pontevecchio, frazione di Magenta, quella è l’unica fonte di sostentamento. Naturalmente non possiamo rivelare il suo nome perché commette dei reati e, di fatto, quel rame lo ruba. Ma la sua storia la dobbiamo raccontare perché è l’ennesimo caso di persona in condizioni di grande fragilità che vive al limite.
Lo abbiamo incontrato sabato mattina alla piattaforma comunale di via Murri a Magenta. Armato di sacco che spera di riempire con il cosiddetto oro rosso. Andiamo verso il cassone dei metalli. “Là c’è del filo di rame, ma non ho il gancio per prenderlo – racconta – mi devo calare nel cassone, altrimenti non c’è speranza”. Entra nel cassone, non senza qualche rischio di farsi del male e approfittando del fatto che l’addetto sta momentaneamente dando retta ad altri utenti. R’ agile e si destreggia bene. Fruga tra i metalli e trova qualcosa. Risale con il bottino e riempie metà sacco. “Non vengo solo a Magenta – continua – giro un po’ tutte le discariche a caccia di rame. Rende abbastanza bene e, del resto, è l’unica cosa che posso fare. Devo stare attento alle telecamere, ma cosa ci posso fare. E’ l’unico lavoro che ho. Cosa volete che faccia? Che vada a rubare?”.
Racconta di essere rimasto senza impiego 5 anni fa e, da allora, di avere trovato solo questa opportunità da sfruttare. Dopo i metalli si dirige verso il cassone degli elettrodomestici. Qualcosa da portare via la si trova sempre e anche lì ha trovato. Riempie il sacco di rame e se ne va soddisfatto. “Oggi è andata bene, con questo ci faccio 20, forse 30 euro. Non posso dirti dove lo porto e a chi lo vendo”, aggiunge. Ma quanti sono i senza lavoro che diventano ladri di rame nelle discariche? “Di italiani, che io sappia, ci sono soltanto io – conclude – ma se vieni il sabato pomeriggio trovi anche gli stranieri. Ti devi arrangiare e fai quello che puoi per sopravvivere”.