― pubblicità ―

Dall'archivio:

Magenta. La Classica è giovane e flautata come la seta, un sogno di seta azzurra di nome Sara Nallbani

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

La musica classica non è “per vecchi” ed i pomeriggi musicali si possono godere, e godere al meglio, anche in una città media come Magenta, alle porte della cintura di Milano. Basta avere un bel teatro come il nostro “Lirico”, dei giovani e bravi strumentisti riuniti in ensemble da una associazione di buona volontà come “Totem – La tribù delle arti”, un maestro e direttore d’orchestra di straordinaria eleganza e dinamica sensibilità come il “nostro” Andrea Raffanini…. e poi i giardini pubblici contigui al teatro, un paio di buone crostate con la marmellata e bibite frizzanti… e il gioco è fatto! Non è poco, dite? Vero, avete ragione: pare poco ed è moltissimo !

MAGENTA – È domenica pomeriggio, sono le 16; la giornata non è arida come tante e troppe altre, ahinoi, di questi tempi climaticamente modificati, si sta bene fuori ma anche al riparo. Un riparo d’eccezione perché siamo in un vero e proprio teatro “lirico”, quello di Magenta, con platea e galleria, poltroncine lignee vellutate e con la famosa “volta del Campi”, quella in cui si vedono musici, saltimbanchi ma anche muse putti ed angeli cherubini nonché l’elemento evocativo della torre campanaria della Chiesa Assunta attinente al medievale monastero dei – guarda un po’ – ‘Celestini’. Ci sono degli spartiti sui leggii ed una orchestra di giovani e men giovani giovani musicisti prende posto sul palco per rendere quei segni a stanghette dei suoni e finanche colori.

“La Classica è giovane” recita il tabellone; ed in platea come nel foyer infatti vi sono anche ragazzini, bambini, sollecite mascherine che ti porgono il programma di Sala.

Eh già, la musica classica è ed è sempre stata molto giovane e di certo anche spiritosa! Chiedetelo al giovane Mozart, che compose, quasi riluttante, il Concerto in Sol maggiore n. 1 nel 1778. Chiedetelo a Rossini che ventenne si faceva largo nel mondo della musica producendosi in un genere allora in voga e di gran divertimento, la “farsa”, con cinque piccoli gioielli.

E ben lo sapeva certo Haydn, lui non più giovincello all’anagrafe nel 1787, e già da oltre un decennio alla Corte Esterhàzy, ma con quelle sue composizioni sempre fresche di inchiostro, ove, rimestando materiali già scritti ed eseguiti chissà quante volte ed in quanti luoghi per tutta Europa, trovava sempre una geniale abilità inventiva, alla sua sinfonia n. 89 (in Fa maggiore).

E giovane sarà stato (e sempre rimarrà) il maestro Andrea Raffanini, quando avrà sentito dentro sé ardore ed inclinazione per il pentagramma e le sue variazioni, per la musica, la storia ed i grandi che l’han scritta e per l’arte della direzione.

Una arte, quella dell’archetto, cui ben ha fatto il maestro a dedicarsi, lo dimostra immediatamente alle prime note della accattivante overture rossiniana; accolto con affetto dal pubblico del Lirico ove è di casa, Raffanini ancora una volta ci ha regalato il fine equilibrio della sua conduzione, ove fuoco, leggiadria, ironia e spirito non mancano davvero mai. Davvero la sua bacchetta sa disegnare “scale di seta” tra le note, mai soverchiando gli strumentisti, anzi dando loro una morbida sicurezza che si tramuta in esecuzioni fluide, danzanti, quasi le note saltassero dal leggio per diffondersi uniformemente all’orchestra ed alla sala tutta. Quale giovane strumentista non vorrebbe essere diretto da un maestro tanto rigoroso e colto quanto simpatetico, anzi proprio “sim-patico” ?

Una caratteristica subito in azione dall’overture de “La scala di seta” – grazie a Totem per queste chicche! ndr -, evidente nella giocosità tipica mozartiana, in una composizione di ascolto certo “facile” ma non semplice da riprodurre, soprattutto in presenza del ruolo del flauto solo.

Mozart, cui certamente piacevano le sfide, richiesto di una composizione per flauto ed orchestra inserisce nella partitura molte variazioni di scale, estensioni e giochi vari per la parte solista e per lo strumento che sembra quasi voler mettere alla prova, ma non cedendo a questo mai il ruolo di protagonista assoluto. All’orchestra viene richiesta la medesima abilità, la medesima presenza: un giro di giostra abbastanza spericolato nella sua grazia, da compiere insieme, altrimenti …si cade rovinosamente!

E questo è proprio ciò che orchestra, direttore e solista hanno saputo fare al meglio, rendendo il giusto merito al lavoro ed all’inventiva del giovane Mozart. (Ricordiamo : Orchestra Giovanile Totem ed Orchestra Città di Magenta: altre info e dettagli, vedi il sito dell’associazione: www.totemagenta.org)

Il “flauto magico” è quello della giovane Sara Nallbani. Un cardellino azzurro sul palco del nostro teatro Lirico, la cui bravura ci ha davvero sorpresi e deliziati. La classica è giovane e giovane è la Nallbani, nata proprio nella nostra città in annus domino 2000, laureta al Conservatorio Verdi a pieni voti e cum laude soltanto lo scorso 2022 e già primo flauto dell’Orchestra del Conservatorio di Milano. Lo annotiamo (come sempre) a posteriori, dopo averne apprezzato le doti “sul campo”. Certamente i compagni di esecuzione contano, lo ribadiamo, e la direzione discreta, benevola, ma sempre presente e salda di Raffanini nel tenere ogni parte sullo stesso pentagramma, è fondamentale e chi partecipa alla stagione magentina e “totemina” del Lirico oramai avrà imparato a discernere. Ma Sara è un talento naturale ed evidente; senza sforzo e senza ansia di protagonismo. Sarebbe certamente piaciuta anche al giovane di Salisburgo!

E, per toglierci ogni dubbio – ma in verità chiamata a non lasciare il proscenio dal pubblico dal palato deliziato – Sara si produce in un bis di cui siamo stati contentissimi, in perfetta armonia con la scaletta in programma, per difficoltà coloritura ed atmosfera da giardino incantato, arcadico: Debussy, Sogno (Reverie).
Ed è davvero seta di un intenso azzurro come i cieli di questa lombardia un po’ assetata ma cui giunge uno scroscio di ristoro, magari momentaneo ma benefico.

E da questo sogno di seta, fortunatamente abbiamo un intera sinfonia del sempre smagliante Haydn a farci risvegliare con pura gioia. Qui il gioco tra ensemble e parti soliste (dell’orchestra) è quasi in direzione opposta a quella mozartiana: se là il compositore voleva che la parte solista non si slacciasse dagli altri strumenti, qui il compositore inglese trova la maniera di rendere tanti momenti dei piccoli “solo” per l’orchestra, come in una girandola di personaggi che si affaccino, di lontano e nell’insieme, sulla scena. Una musica che è vera gioia. E la gioia è un sentimento di “ensemble”, impossibile nella chiusura dell’ego, non trovate?

Proprio come l’età della prima gioventù, dell’adolescenza, quando ogni individuo è spinto a definirsi ma non può farlo felicemente se non nella compagnia e nella fusione emotiva con i coetanei.

Sì, la classica è anche giovane, adolescente, tante volte ci fa vivere momenti persino d’eterna infanzia. Per cui adesso, bando alle ciance che la musica è bella ma fuori è primavera e la nonna ha fatto la crostata di marmellata!

Post scriptum : sabato 29 aprile 2023 non perdiamoci l’ultimo appuntamento di stagione. Dall’esuberanza giovanile avremo ascolti più maturi e da cogliere opportunamente: Enascu, Strauss e Shostakovic in una scaletta dal titolo generale di “Poemi sonori”; alla direzione una gradito ritorno – ricordate la “Maratona Bach” della scorsa stagione magentina? – Lorenzo Passerini (classe 1992), e violoncellista solo, dal Teatro La Fenice di Venezia e dall’Orchestra Cherubini, Enrico Graziani (classe 1992).

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi