MAGENTA – Venerdì 24 maggio, forse come i fanti memorabili, abbiamo attraversato le sponde di un fiume, quello dell’anonimato, non per protagonismo individuale, anche se un po di narcisismo a volte non guasta, bensì per costruire un ponte. Il mestiere dell’Architetto (di cui noi cerchiamo di essere interpreti) si confronta necessariamente con l’Uomo comune, quello che attraversa la strada della quotidianità per andare a casa, dopo una giornata di lavoro in fabbrica, in ufficio, a scuola, in ospedale o in altri luoghi; edifici che gli architetti (e non solo) hanno pensato, elaborato e progettato.
Non si può non pensare a questo.
Inevitabilmente gli Architetti hanno pensato e ideato case, insiemi di case, gruppi di case, borghi, paesi, città, forse anche regioni; hanno immaginato luoghi dove gli uomini possano vivere bene.
Il 24 maggio maggio, noi di AA.VV. abbiamo cercato di aprire una lente su questo mestiere difficile, complicato, complesso, a volte criptico, cercando nel dialogo con i nostri “utenti” una sorta di ponte.
Immaginiamo che un poco la cosa sia riuscita, lo diciamo a posteriori, pensando agli sguardi delle persone e a come è andata la serata e ai numerosi intervenuti.
Peccato per l’Amministrazione Comunale, assente, che si è privata di un angolo, acuto o ottuso poco importa, di conoscenza.
ivan d’agostini portavoce di AA.VV.