MAGENTA –ย Facciamo una premessa doverosa. La nostra testata giornalistica, pur riportando in massima libertร e in egual spazio tutte le diverse posizioni espresse rispetto alla vicenda che vede di fronte il Comune di Magenta e l’Associazione Moschea ABU BAKAR,ย in piรน di una circostanza, non ha fatto mancare di far capire qual รจ il suo pensiero.
Continuiamo a ritenere, infatti, che perchรฉ ci sia vera integrazione, ci debba essere anche un’accettazione delle leggi, degli usi, costumi e tradizioni della Nazione che ti accoglie. Nella fattispecie da parte nostra, rispetto al mondo islamico, continuiamo a vedere da un lato di chi in effetti cerca l’integrazione con il mondo occidentale dove ha scelto di vivere – e non dimentichiamoci la parola scegliere – e chi invece continua, a partire dal vestiario, dalle lunghe barbe e tanto per cominciare dalla condizione di totale sottomissione in cui viene costretta la donna, a tenere un atteggiamento distante anni luce da quelli che sono gli ideali e i valori dell’Occidente.ย Senza contare, piccolo inciso, il principio di reciprocitร – che peraltro fa parte delle leggi del nostro Stato – che almeno in materia religiosa viene spesso e volentieri bellamente ignorato, se non di piรน, dai Paesi islamici nei confronti non solo del mondo cattolico, ma anche di molte altre etnie religiose.
Diciamo e scriviamo questo per sgombrare il campo dalla ‘posizione identitaria’ che su questi argomenti ha Ticino Notizie (non tutti quelli che ci scrivono ci mancherebbe, ma quanto meno, quelli che hanno il compito di dirigerla) e continuerร a mantenere.ย
Ciรฒ detto, perรฒ, siamo letteralmente sobbalzati sulla sedia ieri sera alla lettura della nota con la quale, in soldoni, l’Amministrazione di Chiara Calati afferma che darร corso a quanto deciso in prima istanza dai Giudici Amministrativi, rispetto allo spazio da destinare alla comunitร islamica per la Festa del Sacrificio,ย pur mantenendo impregiudicati i diritti e le azioni a sua tutela.ย
Chi scrive ha una laurea in Giurisprudenza e anche un po’ di pratica forense alle spalle prima di scegliere la strada del giornalismo e della comunicazione.
Ebbene, dopo una prima lettura del testo che il Sindaco ha deciso di postare su facebook, senza neanche una sorta di ‘glossa’ (come si faceva all’epoca del Diritto Comune) di commento, abbiamo provato a contattarla per avere qualche delucidazione in piรน. Visto il considerato l’atteggiamento comprensibile, ma oggettivamenteย recalcitrante, manutenuto dal Primo cittadino, abbiamo chiesto lumi per essere piรน certi di non scrivere qualche inesattezza, ad un nostro amico avvocato di fiducia. E cosรฌ ci abbiamo capito di piรน.
Raccontiamo questo perchรจ a livello di comunicazione, l’Amministrazione su questa vicenda ha compiuto un clamoroso autogol. Perchรจ una delle prime regole della comunicazione รจ quella di un scegliere l’uso di linguaggio adeguato al tuo pubblico di riferimento.
Tradotto non puoi andare al bar e parlare come se fossi in un’aula di diritto costituzionale alla Cattolica. Ed รจ quello che, non sappiamo se consapevolmente o meno, il Sindaco Calati ha fatto ieri sera postando senza nemmeno un riga di commento la nota vergata dai legali del Comune.
Facebook, รจ una grande piazza virtuale – con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso, anche quello di dare parola spesso anche a chi norma non sarebbe ascoltato da nessuno …. – e quindi ti devi adeguare a quelle che sono le sue ‘regole del gioco’.
Prova ne sono la sfilza di commenti alla nota del Sindaco in cui sostanzialmente, scusate il francesismo, si evidenziava “che non si capiva un ca….o”.
E allora ci sta anche il commento di Silvia Minardi, leader di Progetto Magenta che riportiamo qui di seguito.
“Lingua e Democrazia
Il Sindaco Chiara Calati dimostra il suo carattere anti-democratico anche nel modo in cui usa la lingua nella comunicazione istituzionale.
Il sindaco non sa o – peggio – non vuole usare la lingua italiana per favorire la partecipazione, la trasparenza e soprattutto lโuguaglianza dei cittadini tutti.
Un uso della lingua che fa della incomprensibilitร il suo tratto caratteristico รจ fonte di esclusione e di diseguaglianza. La convivenza civile ha bisogno di favorire in ogni modo la comprensione tra le persone: usare la lingua italiana in questo modo nella comunicazione istituzionale significa, invece, voler fomentare la divisione tra le persone”.
Personalmente, noi abbiamo un’idea un po’ diversa dalla prof.ssa di Progetto Magenta. Pensiamo molto piรน semplicemente ad un gesto superficiale e mal consigliato.ย
Perchรจ se la nota concordata con i legali del Comune, pur contenendo toni anche piuttosto fortiย (non รจ il massimo per un Giudice sentirsi dire che ha condotto l’udienza in totale assenza di contraddittorio….) potrร essere anche valida da un punto di vista giuridico, non lo รจ affatto a livello comunicativo. Tanto piรน per il canale di comunicazione che รจ stato scelto di usare.
Caro Sindaco, la prossima volta si ricordi: dei buoni avvocati non sono necessariamente anche dei buoni comunicatori…..Ofelรจ fa el to mestรฉ si usa dire dalle nostre parti.
F.V.