Il violinista Emilio Colombo – nato a Magenta nel 1874 e morto a Londra nel 1937 –, stando a quanto si legge nel libro a lui dedicato, non calcò mai il palcoscenico cittadino. Tra i tanti e tanti documenti consultati, infatti, non si è trovata alcuna notizia circa una sua esibizione al Lirico.
La ‘prima volta’ del musicista di fama internazionale pare proprio essere quella di venerdì sera con uno spettacolo che, attraverso parole, immagini e musica, ne renderà nota la straordinaria avventura umana e professionale.
Il libro “Emilio Colombo. Come uno zingaro … il mio violino e la musica in tasca”, un progetto di Totem alla cui realizzazione hanno collaborato Anna Maria Burresi, Franca Galeazzi e Carla Salvadori, si apre con il tratteggio di vari aspetti del carattere del musicista – “sempre contento, giocoso, facile allo scherzo, generoso, distratto e nello stesso tempo scrupoloso, amante della natura … dell’Arte in tutte le sue manifestazioni” -, affettuosamente annotati in un manoscritto dalla moglie Regina, per proseguire poi, di capitolo in capitolo, con linee sempre più marcate, a delineare e approfondire la personalità dell’uomo e dell’artista, così che lettore potrà scoprire e apprezzare via via il fascino del poliedrico Colombo.
Suonò per aristocratici e reali europei e, con lo stesso entusiasmo e maestria, per platee meno titolate, portò la sua musica in Giappone e nelle lontane Indie Orientali, fu imprenditore di se stesso, ottimo affarista, grande benefattore.
Di lui Totem e Municipio intendono diffondere il ricordo. Anche perché, seppure egli visse per la maggior parte del suo tempo lontano da Magenta, non dimenticò mai il paese natale dove scelse di costruire la “casa della vita” (villa Colombo). Lì avrebbe trascorso la vecchiaia, se la vita non gli fosse sfuggita troppo presto.
A corredo del testo, cui lo spazio lasciato al virgolettato dona vivacità e verità, numerose le riproduzioni di fotografie, cartoline, trafiletti di giornale, lettere nelle inevitabili sfumature del color seppia.
Una storia lontana quella di Colombo e della moglie Regina, assoluta co-protagoinsta? Se consideriamo le date delle vicende narrate e, in aggiunta, il gap generazionale che contraddistingue gli ultimi decenni, verrebbe da rispondere ‘sì’ . Tuttavia, leggiamo, nell’introduzione che, a parere delle autrici, “questa storia è così piena di vita, di avventura, di entusiasmo, di amore, di lavoro, di sacrificio, di dolore e di tanto altro” che non si poteva ignorare ancora e che “come molte storie ha ancora molto da insegnare … ai giovani e a tutti quelli in cerca di opportunità …”.
A cura della redazione culturale di Ticino Notizie