Pentole, rumori, parole (e pensieri) per protestare vivamente, come già accaduto e sta accadendo in molte parti d’Italia, contro la situazione nella striscia di Gaza e la politica dello stato di Israele.
Era questo l’obiettivo della manifestazione di ieri mattina, domenica 14, indetta dal Partito Democratico di Magenta. Alcune decine i militanti che hanno preso parte al sit in. Ora, posto che in calce a questo pezzo riportiamo la nota integrale dei Dem, e che soprattutto crediamo fermamente nella politica dei partiti (ancor di più, ci spingiamo a dire, nella Repubblica dei partiti), ci simao chiesti, e ci chiedimao, se fosse davvero il caso di far coincidere la protesta col raduno regionale dei Bersaglieri, che ha calamitato l’attenzione di migliaia di persone, l’arrivo a Magenta del Presidente del Senato (il Pd non poteva saperlo prima, va detto, che la manifestazione fosse fissata), le telecamere della Rai. Ci è parso, in tutta onesta, una forzatura. Più che legittimo invocare e centrare l’attenzione su Gaza, dove è oggettivamente in atto una tragedia umanitaria al momento senza apparenti chiavi risolutive.
Tuttavia, nel giorno in cui la città ha festeggiato un corpo militare storicamente nel cuore di Magenta, si sarebbe potuto scegliere di rimandare, di aggiornare, di indire l’evento pro Gaza domenica prossima. Sappiamo che la china lungo la quale si stanno ‘incanalando’ i rapporti dialettici tra Pd e Amministrazione Del Gobbo sta prendendo una direzione (polemica) ben precisa; vorremmo tuttavia poter (ancora) credere alla possibilità di sapersi ritovare, coesi, attorno a certi temi, a determinti valori. Lasciando del tutto libera e aperta la critica a chicchessia, bensì valutando anche le ragioni della cosiddetta ‘opportunità’. Anche perché, e concludiamo, se fossimo ingenerosi potremmo sottolineare l’evidente, crassa, diremmo manifesta divergenza numerica tra i partecipanti alle due… ‘kermesse’. Sia detto senza cattiveria, ma solo con un pizzico d’ironia.
F.P.
ECCO LA NOTA DIFFUSA DAL CIRCOLO MAGENTINO DEL DP
“Oggi abbiamo scelto di non rimanere indifferenti.
Oggi abbiamo scelto di fare rumore, di rompere il silenzio, di dire che non ci abitueremo mai alla guerra e all’ingiustizia.
Abbiamo scelto di stare accanto a un popolo che da troppo tempo vive sotto le bombe, nell’occupazione, nella negazione dei diritti fondamentali.
Abbiamo scelto di esprimere solidarietà e vicinanza a chi ha deciso di mettersi in prima linea – come le attiviste e gli attivisti della Global Sumud Flotilla – e a chiunque, ogni giorno, si mette al servizio del prossimo con passione e coraggio.
Perché non si tratta solo di politica: si tratta di umanita, dignità, di giustizia.
E oggi, con tante cittadine e cittadini, lo abbiamo voluto ricordare a gran voce.
Stop al genocidio e alle occupazioni illegali.
Riconoscere lo Stato di Palestina significa riconoscere la libertà e il diritto alla vita di un intero popolo”.