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Dall'archivio:

Magenta, il ‘caso’ Canossiane tra genitori e informazione locale. Che miseria (morale)

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MAGENTA – Capita che un giornale locale strilli a tutta pagina: “Canossiane nel caos. Magenta, scoppia la guerra tra le mamme per uno schiaffo ad un bimbo: suora cacciata, avvocati in campo”. Il titolo di Libera Stampa Altomilanese, con tanto di richiamo in prima pagina e sulle locandine nelle edicole, è volutamente enfatizzato. Tanto che il contenuto del pezzo, in gran parte a difesa della religiosa, va a cozzare con tutto il resto. Ma tant’è. Qui non ci interessa giudicare il lavoro dei colleghi. Piuttosto vorremmo riflettere sulla facilità con cui certe notizie vengono rese di dominio pubblico. Premessa d’obbligo, chi scrive conosce Madre Elsa da diversi anni.

Ha avuto la fortuna d’incrociarla, perché ha accudito entrambe le sue figlie nel corso della scuola dell’Infanzia. Sempre pronta ad accogliere con un sorriso i piccoli che varcavano alla mattina il grande portone in legno dell’asilo. A lei il compito di ‘gestire’ la fase calda del pre asilo. Attorniata da un nugolo di marmocchi urlanti. Lei con quella sua figura esile, ma comunque sempre là, al suo posto nonostante l’incedere delle stagioni.

Ora che il nome di questa religiosa, nelle mani della quale sono passate generazioni di bambini, sia stato buttato  in pasto alla stampa locale, per una presunta sculacciata sul sedere – poi trasformata in schiaffo – e additata come una sorta di ‘orchessa’, tanto da mettere sul tavolo, l’ipotesi delle telecamere a scuola.. Beh, tutto ciò ci deve interrogare a fondo su che genitori siamo diventati. O meglio, almeno su una parte di questi. E’ possibile contare almeno fino a dieci e pensare a quanto male gratuito si può fare ad una donna di 80 anni che, probabilmente, ha fatto quello che un qualsiasi genitore o nonno avrebbe fatto davanti ad un bimbo riluttante che getta per terra un piatto di pastina? Insomma, una scena normalissima. Da archiviare , magari, ringraziando Madre Elsa per aver svolto anche qui appieno la sua funzione di educatrice. E invece no. Nell’epoca dei social network, in cui l’esibizione viene prima di tutto, diventa normale anche questa modus operandi. Perché alla fine è importante che se ne parli. Chi se ne frega se ad andarci di mezzo  è l’immagine e i sentimenti di una donna di 80 anni.  Ma così, oggi, vanno le cose.

F.V.

 

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