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Dall'archivio:

Magenta, il ballotaggio, Marco Invernizzi e la ‘sindrome’ Arthur Fonzarelli

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MAGENTA – “Va bene, devo dirlo: io ho sb… ho sb…. ho sb…… Insomma, non riesco a dire che ho sbagliato! Ecco, l’ho detto”

Una delle scene più esilaranti del nostro telefilm preferito, Happy Days (Paramount Channel, canale 27 del DDT, lo sta riproponendo ogni sera dalle 19.45: da non perdere) è quella in cui Arthur Fonzarelli, il leggendario Fonzie, si rivolge al ‘nerd’ Potsie Weber, l’amico di Ricky e Ralph cui non riesce di catalizzare le ragazze schioccando le dita o dando un pugno al juke box che irradia le immortali note di ‘Put your hand on my shoulder’ o ‘Hand dog’ del Re Elvis Presley, cercando di ammettere l’errore.

La scena c’è sovvenuta domenica notte, mentre leggevamo il primo commento a caldo di Marco Invernizzi in  cui si parlava di ripartenza e taglio ai costi della politica (?). Posto che il risultato di domenica è stato un colpo durissimo a cinque anni di lavoro di una persona che comunque la si veda ha messo passione ed indubbia onestà, sino ad oggi abbiamo visto smarrite nella narrazione di Invernizzi la parola ERRORE, e una seria autocritica.

Intendiamoci: è un vezzo ricorrente, in politica. E’ indubbio che Invernizzi abbia creduto, e fortemente, nella carica ‘onirica’ dei progetti Saffa e Novaceta, in una proiezione votata costantemente al futuro e al domani. Il problema è che non c’hanno creduto i magentini e gli elettori, cosa che ha consentito a un abilissimo fantasista come Luca Del Gobbo di infilare la difesa avversaria con ubriacati dribbling, ficcanti e mirati all’anima profonda di un elettorato (quello di Magenta) che l’ex sindaco conosce a menadito.

Non si tratta di trasformare l’Invernizzi dei filosofi in un candidato nazional popolare in stile Pippo Baudo: si tratta di riconoscere dove l’approccio è stato sbagliato, evidenziare le falle nella comunicazione e nella narrazione invernizziana (parsa, da maggio ad oggi, pericolosamente lontana non tanto dalla bistrattata ‘pancia’ dell’elettorato, ma dalla sua quotidianità). Un difetto che Invernizzi ha pagato a carissimo prezzo. Irrimediabile? Forse quasi ma non del tutto; in politica tutto è possibile.

Tornando al linguaggio cinematografico, servirebbero meno Antonioni e Kaurismaki e più Sergio Castellari e Sergio Martino, tanto per capirci.. E ovviamente lui, Arthur Fonzarelli..

F.P.

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