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Magenta, i ‘giovani turchi’ del Pd provano a rilanciare la sinistra cittadina

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Questo articolo è stato pubblicato in data Novembre 6, 2018 e potrebbe contenere informazioni obsolete.

 

 

MAGENTA –  Nel 2013, quasi un anno prima dello sbarco a Palazzo Chigi, i Giovani Turchi proposero Matteo Renzi come presidente del Consiglio. Poi non se ne fece di nulla, arrivò Enrico Letta e rimase lì fino al defenestramento per mano dell’ex sindaco di Firenze. In quella Direzione del Pd, prese parola il capo dei GT, Matteo Orfini. A qualcuno sembrò una trappola correntizia, una polpetta avvelenata – ai tempi i “turchi” non erano ancora diventati del tutto diversamente renziani – ma in realtà c’era un’intesa con il futuro segretario del Pd.

Il nome Giovani Turchi rievoca altre epoche storiche; nella seconda metà dell’Ottocento era un movimento politico turco, nazionalista, laico, filo-occidentale, che voleva riformare il paese rottamando il sultanato, cosa che poi riuscì a fare.

Anche a Magenta si sta vivendo qualcosa di simile, con il lancio della candidatura a segretario dei Dem del giovane (neppure 24enne) Luca Rondena.

“Il Pd ha un coordinamento e un buon numero di iscritti, abbiamo dei consiglieri comunali di opposizione: se il partito può arrivare al congresso del 18 novembre è perché tutta la comunità magentina ha bisogno di questo impegno”, ha esordito il segretario uscente, giovane anch’essa, Lara Cuzzocrea.

“Mi sono iscritto al Pd nel 2014, quando avevo più capelli..”, ha esordito  Rondena, segretario Dem in pectore, che inizialmente ha proiettato il celebre video di Nanni Moretti nel quale esorta D’Alema a dire ‘qualcosa di sinistra’. 

Il tema che Rondena ha posto per primo è capire a quale identità rifarsi, ‘perché se la Lega e la destra fanno la destra, noi dobbiamo essere altro’. Le altre parole d’ordine sono state comunità, ascoltare, allargare e aggregare. “La città ha bisogno di un forte cambiamento”, ha concluso la prolusione Rondena prima di dare la parola agli altri ragazzi che con lui hanno realizzato la proposta di candidatura. Cristina Oldani ha invece esaminato temi come volantinaggi, banchetti in piazza, del tour ‘Magenta 100 tappe’, di formazione e di cultura politica. Risorgimento punta invece a organizzare in Casa Giacobbe una giornata di confronto su temi economici, sociali e associativi. Quanto alla festa dell’Unità la proposta è quella di allargarla ad altri circoli locali.

Luca Ferrari ha parlato di comunicazione, ‘tallone d’achille del nostro partito’: l’idea è quella di aggiornare i canali comunicativi, cercando di essere presenti, dettare l’agenda politica, ristabilire la fiducia ed essere presenti. La ricetta è fondata su utilizzo di Facebook, Instagram, sito, news letter, stampa locale e telefonate.

“Questi ragazzi decidono di impegnarsi oggi perché c’è un buon clima nel partito. Abbiamo voglia di immaginare una Magenta e una politica diverse. Tutto questo può funzionare se c’è gioco di squadra. Nel prossimo coordinamento ci saranno diversi giovani, ma anche persone con esperienza. Penso che la squadra sarà distinta da un mix di esperienza e rinnovamento”, ha chiuso Rondena.

Come ogni  sconfitta elettorale che si rispetti, anche il Pd deve ancora cicatrizzare le ferite del giugno 2017, quando nonostante una buona tenuta (quasi il 25% a livello cittadino) il centrosinistra venne travolto dall’onda Calati.

Ripartire non sarà facile, stante una crisi della sinistra a livello macro territoriale, una questione (anche) di cicli storici e politici. Eppure quella disegnata ieri sera all’Ideal, dove dai muri ‘occhieggiano’ immagini e slogan di un passato glorioso ancorché sepolto dal presentismo, sembra una buona strada; per il Pd e la città di Magenta nel suo complesso. Dove l’impegno giovanile è sempre qualcosa di positivo.

Riusciranno nel loro tentativo? Molto dipenderà anche da quali saranno le scelte di una leadership nazionale che ancora si fatica a intravededere (Zingaretti? Minniti?), e dal grado di consenso o meno che il centrodestra magentino riuscirà a catalizzare o meno nei prossimi anni.

Di certo, vedere un nucleo solido e compatto di under 30 che ragionano sul futuro della città è cosa buona, giusta e inconsueta. E merita un solenne encomio. Buon lavoro, ragazzi.

Fab. Pro.

 

 

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