Costruitevi
una cantina ampia, spaziosa, ben
aerata e rallegratela di tante belle bottiglie,
queste ritte, quelle coricate, da
considerare con occhio amico nelle sere di
Primavera, Estate, Autunno e Inverno
sogghignando al pensiero
di quell’uomo senza canti e senza suoni,
senza donne e senza vino,
che dovrebbe vivere
una decina d’anni più di voi
(Giacomo Bologna)
MAGENTA – Questo pezzo è in gestazione dal 4 luglio, una calda sera d’estate, quando partecipammo alla festa per i 10 anni di presenza dell’Associazione Italiana Sommelier di Magenta, bevendo alla grande coi vini bianchi selezionati da un fuoriclasse come Guido Invernizzi.
Da allora promettemmo a Vincenzo Tonetti che avremmo scritto un pezzo in suo onore, essendo lui un autentico pioniere nella diffusione della cultura enologica in città.
Sono passati quasi tre mesi, abbiamo bevuto parecchi Gin Tonic vista mare, bevuto qualche grande bottiglia e adesso siamo pronti.
Sia quindi lode e gloria (laiche..) a Vincenzo Tonetti, mezzosangue robecchese e magentino, nella vita imprenditore, bon vivant e appassionato di cose buone da decenni.
Non sapete chi è? Siete dei parvenu enoici..
Erano i primi anni Duemila, il vino stava cominciando a deflagrare e diventare modaiolo, le carte dei vini non erano sterminate come oggi, nei ristoranti, e venivamo da anni dove in molti dei locali che oggi se la ‘cacciano’ per la cantina si poteva scegliere tra spumante (spesse volte Prosecchi di quarta), vino bianco e vino rosso.
Assieme al fratello Dario e ad Antonio Visconti, ma anche Stefano Viganò, Vincenzo Tonetti completò dapprima il percorso dei corsi AIS, divenendo sommelier professionista, quindi con entusiasmo e passione creò la sezione magentina dell’associazione, divenuta punto di riferimento per centinaia di appassionati.
A Magenta sono passati grandissimi sommelier (appunto Invernizzi, Fiorenzo Detti e molti altri), si sono fatti molti corsi, diplomati tanti sommelier, ma soprattutto si è cementata e consolidata la diffusione di una CULTURA.
Lo era sin dal 1956, quando Luigi Veronelli predicava nel deserto scrivendo di cibi e vini sul Giorno, o quando Mario Soldati viaggiava per l’Italia scovando giacimenti enogastromici sugli schermi RAI.
E così anche a Magenta, dove tutti o quasi bevevano gazzosa, vino nei pistoni anonimi provenienti da Puglia od Oltrepò, al peggio bottiglie con lo spago.
E dove, grazie a Vincenzo Tonetti, moltissimi sono entrati nel magico mondo di Montefalco, di Lipari, di Casteggio, di Salina, della Borgogna, dell’Australia, della Nuova Zelanda e di tutte le grandi terre del mondo dove si coltiva l’uva e la vite dà i suoi frutti.
Perché il vino è tutto fuorché moda, griffe o gingillo da sfoggiare sui mobili o nei frigo dei ristoranti. Il vino è cultura, storia, identità, appartenenza.
Vincenzo Tonetti, che da quando ha superato i 50 anni è senza età, lo sa bene essendo un giramondo, un viaggiatore compulsivo che conosce gli antri più remoti del pianeta.
Siamo ben consci che diverse persone, pur sfoggiando un titolo di sommelier, non abbiano ancora colto l’essenza più profonda del vino. Il suo impercettibile Mistero. Del resto, se bevi vino e non leggi Veronelli è come se pasteggi a bistecca toscana.. ed acqua minerale.
Ma è così, è la vita. Di certo, grazie a Vincenzo Tonetti, a Magenta e dintorni la cultura enologica ha fatto passi da gigante. E quindi grazie. E sia chiaro che dopo un pezzo così non te la cavi, senza un Pol Roger ‘Winston Churchill’..
Ad maiora, et altiora semper!
Fab. Pro.
Vincenzo Tonetti: primo da dx nella foto in alto, secondo da sx in quella sottostante