La vita dello scultore Mario Pachioli, vastese di nascita, fiorentino d’adozione e amico affezionato della città di Magenta si è interrotta il 23 novembre 2024, lasciando un vuoto profondo non solo nel mondo dell’arte, ma nel cuore di chi lo ha conosciuto e amato. Un uomo capace di parlare con le mani e con lo sguardo, che attraverso la scultura ha saputo dare forma all’invisibile: emozione, fede, maternità, vita. Classe 1948, Mario ha vissuto un’esistenza intensa, ricca di incontri significativi, prove superate e soprattutto di creazione. Nel 2006, dopo un delicato intervento al cuore a Firenze, aveva ripreso con forza la sua attività artistica.
Fu proprio in quegli anni che conobbe il dottor Gian Paolo Leoncini, cardiologo toscano trapiantato a Magenta, con il quale nacque un’amicizia profonda e duratura. Il legame con la città di Magenta si manifestò concretamente nel 2017, quando Pachioli vi si recò per la prima volta. Fu un incontro che lo colpì profondamente. In quell’occasione scoprì la figura di Santa Gianna Beretta Molla, e rimase toccato non solo dalla sua storia, ma anche dal fatto che, pur essendo una santa locale di grande valore, non vi fossero sculture a lei dedicate. Artista fortemente spirituale, che attribuiva un’importanza sacra alla maternità e alla famiglia, Mario sentì immediatamente il desiderio, quasi un dovere, di donare un volto alla Santa. “Quando modellava il busto si sentiva trasportato dalla santa stessa,” ha raccontato la moglie Erica. “Era un uomo spirituale anche con i suoi allievi, e quando lavorava, dalle sue mani usciva un’energia incredibile.” Il busto di Santa Gianna venne così donato alla parrocchia di Magenta, accolto con gratitudine dall’allora parroco monsignor Giuseppe Marinoni. Un gesto che suggellava il legame tra l’artista e la comunità magentina, che lo aveva accolto con stima e affetto.
“Si è sentito apprezzato e compreso,” ha ricordato con emozione la moglie. Un sentimento condiviso anche dalla figlia Grazia, che ha confermato quanto quei brevi passaggi in città lo avessero toccato profondamente. Nel 2021, a Mario fu diagnosticato un grave problema all’aorta, con un calibro considerato ad altissimo rischio. Un intervento complesso, più volte rimandato. Fu il dottor Leoncini a seguirlo da vicino, fino a quando, durante un controllo all’ospedale di Cuggiono, si scoprì che l’aorta era rientrata nei limiti. Un miglioramento inatteso, che Pachioli attribuì senza esitazioni a una grazia di Santa Gianna. Questa esperienza segnò ulteriormente il suo legame con la santa e con Magenta. Tornò nella città anche nel 2024, pochi mesi prima della morte, e fu intervistato proprio all’ospedale di Cuggiono. Un’ultima testimonianza, intensa e carica di spiritualità, in cui riaffermò il valore assoluto della vita, della famiglia, della maternità temi centrali della sua arte e della sua visione del mondo. Quest’anno, la 15ª edizione della Florence Biennale, in programma dal 18 al 26 ottobre a Firenze, ha deciso di omaggiare la figura e l’opera di Mario Pachioli con il prestigioso Premio “Lorenzo il Magnifico”, che lo stesso Mario contribuì a ideare per la manifestazione. La cerimonia di commemorazione avrà luogo il 26 ottobre alle ore 15. Un momento particolarmente significativo non solo per la famiglia e gli amici, ma per tutta la comunità artistica internazionale. Lo stesso premio verrà conferito, pochi giorni prima, anche al regista Tim Burton, a testimonianza del calibro del riconoscimento. Alla Biennale sarà dedicato uno spazio espositivo alle opere di Mario, con un tema che più di ogni altro rappresenta il senso del suo lavoro: “Donne, scrigno della vita”.
Un omaggio postumo a un artista che ha saputo scolpire il mistero della vita attraverso il volto delle donne, delle madri, dei santi. Mario Pachioli non è stato solo un grande scultore, ma un uomo profondamente connesso con ciò che di più vero abita l’esistenza umana. Anche noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo apprezzandone le doti umane e artistiche. “La figura materna per Mario era fondamentale,” ha ricordato la moglie. “Sua madre se ne andò a 62 anni, e lui aveva un legame fortissimo anche con la mia. Per lui la famiglia era il fulcro della vita umana”. Oggi, a Magenta, Firenze, Vasto e nei cuori di chi lo ha conosciuto, resta viva la sua memoria. Come un’opera d’arte che non smette mai di parlare, il nome di Mario Pachioli continua a scolpire emozioni.