MAGENTA – Domani mattina alle 10 nella Parrocchia della Sacra Famiglia si terranno i funerali di Emanuele Emy Crespi. Per chi è cresciuto nel quartiere Nord di Magenta ed è della generazione dei primi anni Settanta, è praticamente impossibile non aver conosciuto Emy. La sua vita, infatti, scorreva tra le ‘Nord’ – così chiamavamo la Scuola 4 Giugno – e l’Oratorio di via Cadorna. Un ragazzo non certo semplice e che obiettivamente non passava inosservato. La sua non è stata un’esistenza facile, tutt’altro, così come questo epilogo tanto prematuro e ingiusto. Ma non è questo il luogo, né il momento dei giudizi, né tanto meno delle commemorazioni. Chi siamo noi per farlo? Per chi, però, come il sottoscritto, lo ha incrociato, ci piace ricordarlo attraverso qualche aneddoto di quegli anni. Amava il calcio, come tanti ragazzi che vedevano in quel manto verde della Sacra Famiglia, dove un tempo giocava la PSF (Parrocchia Sacra Famiglia), una possibilità di sfogo e contestualmente, di aggregazione. Ce lo ricordiamo in porta in uno dei tradizionali tornei di giugno organizzati all’epoca di Don Walter, parroco in quegli anni alla Sacra Famiglia oggi a Boffalora sopra Ticino, per ricordare due altri ragazzi della parrocchia andati avanti troppo presto tragicamente. L’altro aneddoto è di qualche anno prima e rientra appieno nello ‘stile’ di Emy. Anche questo legato al calcio. Crespi era tifoso accanito dell’Inter, come chi scrive. Era il 1991 e a Corbetta da poco tempo era arrivato Ezio Greggio. Sotto la sua presidenza, i bianco azzurri, portavano i grandi club per le amichevoli che facevano cassetta. Da lì sono passati Juve, Inter, Toro, Parma e….Sampdoria. Quell’anno la Doria sotto la presidenza Mantovani aveva conquistato da poco uno storico scudetto ai danni proprio dell’Inter. Ai primi di maggio, il big match al Meazza, con una vittoria dei Sampdoriani piuttosto discussa con decisioni arbitrali assai contraddittorie e che, tra l’altro, decretò la rottura di uno storico gemellaggio tra le due tifoserie. L’allora portiere blucerchiato Gianluca Pagliuca, che da lì a qualche anno sarebbe passato all’Inter, si beccò anche un ombrello sul braccio lanciato dal primo anello verde, dopo aver parato il rigore del possibile pareggio a Lothar Matthaus. Logico, quindi, che un interista come l’Emy covasse una giusta ‘vendetta’ nei confronti dei doriani che venivano a far visita proprio a pochi passi da casa. E così quella sera – al pari del sottoscritto e di altri compagni di stadio che ovviamente non avevano alcuna intenzione di pagare il biglietto – si piazzò in piedi sul muretto di cinta del campo sportivo di Corbetta. Naturalmente, non furono complimenti per la banda di Boskov, Luca Vialli e Bobby Gol. Poi – esattamente non ho mai capito il perché – finì nel suo mirino Ivano Bonetti, certamente non una prima stella di quella squadra. Ad ogni palla toccata…..un apprezzamento. Una vera e propria tortura psicologica. Andò avanti così per tutto il secondo tempo, tanto che alla fine Bonetti, con un gesto non proprio da gentleman dirigendosi verso gli spogliatoi si abbassò i pantaloncini e gli mostrò le terga….Beh, risultato riuscito, l’Emy aveva fatto sbroccare un campione milionario della serie A. Buon viaggio e Forza Inter anche da lassù.
F.V.