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++Magenta, che mestizia nell’addio solitario e nel Sunset Boulevard di Chiara Calati- di Fabrizio Provera

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 
MAGENTA Alle 17.30 del 24 dicembre 2021, vigilia dell’ultimo Natale che avrebbe trascorso da sindaco di Magenta (lo sapevamo già in diversi, mancava solo l’ufficialità e il pronunciamento dei partiti, com’era giusto che fosse), eravamo in piazza Liberazione e scorgemmo (seppure a distanza) Chiara Calati camminare da sola, direzione portici mentre proveniva da piazza Formenti.
Fu un’immagine metaforica, emblematica, simbolica. La forza di un gesto, di un’immagine, che condensa e racchiude mille significati. ‘Il politico, quando rimane solo, è fottuto’, ammoniva un pretoriano dell’andreottismo. E la differenza sta tutta qui: tra chi vive la politica come consecutio di un impegno, di una passione ideale, di una militanza (come NON ha fatto il sindaco uscente di Magenta, detto e ribadito da lei stessa con orgoglio millanta volte), e chi invece- per mille e come detto poc’anzi multiformi ragioni- c’arriva o plana per caso, o quasi.
Chiara Calati è planata nella politica magentina un giorno di primavera del 2017, quando un centrodestra in crisi di nervi, idee e uomini la proiettò sulle schede elettorali contro Marco Invernizzi. E qui scorgiamo un’analogia tra persone diversissime, agli antipodi, per tante ragioni come anagrafe, provenienza, sensibilità: se dopo 5 anni persino una persona di evidente intelligenza come Marco Invernizzi ancora non si capacita della sconfitta (netta) patita nel 2017, dalle parole del sindaco uscente scorgiamo lo stesso sentiment.

Ci sono due mondi paralleli: quello che Chiara Calati racconta come ieri al nostro bravo Graziano Masperi in una bella video intervista, o a Gianluca Paolucci di RCM 104 arrivando persino alle lacrime, e quello che in queste settimane noi abbiamo visto, sentito, toccato e ascoltato da ogni parte di Magenta.

Dal barista passato dai 280 caffè giorno ai 120 dopo il via al cantiere di via Garibaldi, dai genitori costretti a giri di Magenta in 80 ore per arrivare coi figli a scuola, dall’associazione inviperita per gli spazi assegnati (o i non spazi), dall’imprenditore rimasto invano in attesa di risposte, dall’agente immobiliare in attesa di una mail, dai tanti professionisti immobiliari rimasti sgomenti per i continui avvicendamenti all’ufficio Tecnico.

Chiara Calati è riuscita nell’impresa titanica di suscitare la funesta ancorché contenuta ira di un campione del moderatismo, Tino Viglio, patriarca della politica di Magenta, che sul sindaco uscente abbiamo sentito affettare giudizi severi. Ovviamente da un  punto di vista amministrativo e non personale.

Magenta si avvia al voto e Luca Del Gobbo deve aver molte più rughe rispetto a 3 mesi fa, quando si rigettò nell’agone politico cittadino. Perché dopo settimane di ascolto, confronto e dialogo si è reso conto che per il centrodestra la strada è impervia come per un genitore che da aprile a oggi ha dovuto portare a scuola suo figlio districandosi tra i lavori alla rotonda di via Maronati alla per noi incomprensibile chiusura di via Garibaldi. 

Ci sono due narrazioni, due versioni, due Magenta: quella insita nelle parole di Chiara Calati (che non necessariamente è falsa, magari solo parziale) e quella che abbiamo udito da centinaia, sì, centinaia di persone da aprile a oggi.

Non abbiamo sentito dal sindaco uscente una seria analisi critica o autocritica, un’ammissione ancorché timida di colpevolezza (politica), però abbiamo visto un contratto per il rifacimento di tutta l’illuminazione pubblica firmato a Magenta a fine 2021 (e da allora neppure una candela cambiata..), mentre ad Abbiategrasso il contratto per la stessa fornitura risale all’aprile 2022, e a fine maggio sono già state totalmente reilluminate diverse vie della città di Cesare Nai.

Non succede quasi mai che un sindaco uscente venga sostituito da tutti i partiti della coalizione; invece a Magenta è successo e ad oggi non abbiamo ancora avuto un’analisi lucida o anche solo abbozzata sui perché di questa scelta, non sappiamo per chi voterà o invita a votare Chiara Calati. Abbiamo un comunicato del 5 marzo che dice e non dice, non sappiamo i tempi esatti del piano ex Novaceta, non sappiamo chi vi si insedierà, non abbiamo più saputo nulla del palazzetto dello sport, i cui lavori sono finiti nel 2021, non parliamo di via Garibaldi..

Il centrodestra rischia di pagare un prezzo analogo a quello del celebre ristoratore turco Salt Bae (5mila dollari per due bistecche e cappuccini dorati…), avendo compromesso- in virtù del suo fu primo cittadino- il rapporto con parte della città.

Una discesa a perpendicolo a cui in molti ci sono parsi associare la figura del vice di Chiara Calati, quel Simone Gelli che forse paga colpe (anche) non sue, l’assessore di maggiore esperienza politica di questa giunta ballerina, dove i fu esponenti di Ballarini come Bellantonio oggi si presentano contro la Calati stessa (nel caso di specie, non è certo un dramma a nostro avviso).

Certo, con tre assessori in giunta la Lega ha avuto la Golden Power per molto tempo, ed anche di più.

E il fatto più disarmante è che le urne non potranno neppure giudicare direttamente l’operato del sindaco uscente. Non potranno votare o meno esponenti da lei direttamente sostenuti. Chiara Calati non potrà insomma contarsi.

Rimarrà in Lombardia Ideale, formazione che dovrebbe competere alle Regionali del 2023. Con Chiara Calati come portabandiera dell’est Ticino? Tanti e sinceri auguri.

Ci piace il cinema, e questo personale Sunset Boulevard del già sindaco (elogiato e rinfrancato da tutti quegli avversari che l’hanno fatta a fettine, pensare al commento di Viviamo Magenta sotto il post di Ticino Notizie dopo mesi passati a parlare di giunta disastro) ci ricorda il nostro dialogo preferito della splendida, iconica pellicola di Billy Wilder con William Holden e Gloria Swanson:

Siete Norma Desmond, la famosa attrice del muto. Eravate grande.

Io sono sempre grande. È il cinema che è diventato piccolo.
 

Polvere di stelle. Stardust memories. Forse rimane quello. Forse neppure. Rimane un sindaco solo. Che mestizia. E che silenzio. Un oceano, di silenzio.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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