Un rifugio di fortuna sotto i portici di via San Biagio a Magenta. Appare la sera sul tardi e scompare la mattina presto, prima delle 7. Invisibile come chi ci vive. Una persona senza fissa dimora che, come tanti altri che stanno popolando le nostre città in questi giorni. Come il giovane egiziano che avevamo incontrato su una panchina del parco Pertini pochi giorni fa. Ecco un’altra persona che si è vista costretta a trovare un riparo di fortuna tra le strade della città. Una scena che inevitabilmente colpisce tra sgomento, empatia e senso di impotenza.
E’ una realtà difficile da ignorare quella dei “nuovi invisibili”, di persone che, per i motivi più diversi, si ritrovano senza una casa, ai margini di una società che spesso non sa come accoglierli. Che spesso finge di non vederli. Sono casi di fragilità in costante aumento legate a motivazioni più diverse: da quella economica, alle situazioni familiari complicate, alle difficoltà legate alla salute mentale o alla perdita di un lavoro, all’immigrazione e ai problemi che ne conseguono. E mentre le istituzioni locali e le associazioni di volontariato fanno il possibile per offrire assistenza, non sempre le risorse bastano a intercettare tutti i bisogni.
C’è già chi si è prodigato per cercare di intercettare quella persona. Non per violare la sua dignità che va sempre messa al primo posto. Ma, semplicemente, per comunicargli che qualche aiuto è disponibile. Per dargli qualche indirizzo dove poter trovare da mangiare, da vestirsi o da lavarsi. Perché dietro ogni tenda, dietro ogni panchina occupata per la notte, c’è una storia che merita ascolto.