Magenta, affidi e diritti: il caso di Davide riaccende il dibattito sulla tutela dei minori

Una storia di fragilità e burocrazia che possiamo solo auspicare si possa risolvere mettendo sempre al primo posto i diritti del ragazzo.

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Davide (nome di fantasia), 15 anni, disabile e cresciuto dai nonni materni, è formalmente sotto tutela del Comune di Magenta, che ha affidato la gestione al Servizio Tutela Minori e Famiglia (STMF), legato anche al Tribunale per i Minorenni. Il rapporto tra STMF e la famiglia si è incrinato per accuse considerate infondate e mancanza di supporto adeguato.

Un percorso riabilitativo previsto per Davide è stato attivato con 4 anni di ritardo e in forma ridotta, mentre i servizi domiciliari sono stati discontinui. Ad affermarlo è il nonno. “Siamo stati lasciati senza interlocutori efficaci – hanno detto i nonni – Dopo il peggioramento delle sue condizioni, Davide è stato inserito in una struttura lontana, con restrizioni dei servizi sociali alle visite familiari, contrarie alle indicazioni mediche”.

In uno degli incontri con le istituzioni, il responsabile di STMF avrebbe risposto alla richiesta di chiarimenti sull’assenza del centro diurno con la frase: “Non siamo un bancomat”, suscitando indignazione nei nonni. Che denunciano ostilità, lentezze e mancanza di sensibilità istituzionale. Chiedono una revisione della gestione degli affidi, più trasparenza e rispetto del diritto alla vita familiare sancito dalla Convenzione Europea. “Abbiamo parlato tante volte con i nonni – spiega l’assessore Giampiero Chiodini – Loro non accettano la situazione e sostengono che la tutela non ha mai capito, realmente, la situazione. Si è creata una situazione di conflitto tale che ai tavoli di un recente incontro il nonno non vi partecipa”, in assenza di definizione del suo ruolo a tale incontro. Naturalmente sono situazioni delicate che non possono essere spiegate nella loro interezza, ma che possiamo solo auspicare vengano risolti.

“Il comune ha in affido il minore – ribadiscono i nonni – ed è l’unica istituzione che deve salvaguardare i diritti del ragazzo. Non possono tirare in ballo questioni economiche. Non è una questione campata in aria, ma deriva da una disposizione dell’autorità giudiziaria. I politici se ne andranno al termine del loro mandato ed, apparentemente, non sono loro i nostri interlocutori principali. Bensì i responsabili degli uffici competenti; tuttavia, non possiamo ignorare che la loro organizzazione dipende dai politici”.

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