Il problema della politica non sono le poltrone, ma come si usa la responsabilità che deriva dagli incarichi ricoperti. Il taglio del numero dei parlamentari è un’operazione demagogica. I cinque stelle l’hanno brandita e spacciata come soluzione ad ogni male, in realtà minando la solidità e la credibilità della democrazia col solo obiettivo di frenare un consenso in calo costante.
Che ci siano riusciti è tutto da vedere. Intanto prosegue l’opera di discredito verso la politica e verso chi ne fa parte da tempo, come se lavorare dentro le istituzioni equivalesse a un arricchimento personale (economico e di prestigio) senza la fatica (e la bellezza) del servire. In ogni grande paese europeo la democrazia è uno spazio vitale che si popola (o dovrebbe) di uomini seri, preparati, scrupolosi, con un alto senso di responsabilità. Le risorse che si destinano a mantenerla in salute sono considerate un investimento, non uno spreco.
E a proposito di poltrone. Non è stato Di Maio a tenersela ben stretta, cambiando alleato pur di rimanere al governo? #demagogia #democrazia
Luca Del Gobbo
AL GRIDO DI “LADRI! LADRI!” CI STANNO TOGLIENDO PIANO PIANO LA LIBERTÀ
In principio fu l’abolizione dell’autorizzazione a procedere, che mise sotto ricatto il potere legislativo. Poi vennero leggi elettorali che impediscono tutt’ora ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti parlamentari. Dopo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti si proseguì nel 2017 con l’eliminazione dei rimborsi elettorali, compiendo la definitiva trasformazione dei gruppi politici in “cerchi magici” intorno a leader capaci solo di attrarre pochi ma abili investitori nel successo mediatico di un brand. Oggi abbiamo il taglio del numero dei parlamentari, motivato dal mero gusto della sforbiciata e dalla volontà di risparmiare sui costi della democrazia. Il prossimo passo (anche questo, ahimé, condiviso da pressoché tutte le attuali forze parlamentari) sarà quello di introdurre il vincolo di mandato, in modo da assicurare al leader la definitiva e cieca sudditanza di quanti si ascrivono al suo “cerchio magico”. A quel punto da più parti si certificherà l’inutilità del Parlamento stesso e se ne reclamerà a gran voce l’abolizione. Da lì in poi la strada sarà spianata per l’affermersi della “tecnocrazia diretta”, quella forma di governo che già in Asia si sta definendo come l’unica in grado di garantire un governo efficiente e superare le inconcludenze dei sistemi democratici per favorire esecutivi problem-solving. Con solo un piccolo inconveniente: occorrerà rinunciare alla libertà!
Matteo Forte