MILANO “La cosa piu’ tragica e’ la perdita di una vita umana che ci riporta ad un’emergenza permanente che si chiama giustizia. Perche’ la morte di Angelo Burzi e, ancora di piu’, la ‘difesa’ che ha fatto il Procuratore Generale Saluzzo di Torino del procedimento quasi decennale che ha affrontato l’ex Consigliere Regionale sono la fotografia di questa emergenza”.
Cosi’ ha sottolineato il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, facendo un parallelo con quanto accaduto a Sergio Moroni, deputato socialista che si suicido’ nel 1992.
“Poche settimane dall’anniversario di Mani Pulite per noi a Milano, il suicidio e la lettera del Consigliere Burzi ricordano terribilmente il caso di Sergio Moroni e la sua lettera al Presidente della Camera – ha spiegato in un comunicato – Una lettera, quella di Moroni, che rappresenta un testamento politico pesantissimo, sia sui tempi e sui modi dei processi che tengono appesi i cittadini ad un destino incerto, sia sullo stigma sociale che la narrazione mediatica determina e che insieme possono davvero rendere disumana la giustizia. Una lettera che andrebbe fatta studiare nelle scuole”. E le parole di Saluzzo “dimostrano che esiste una precondizione non sempre rispettata dalla giustizia per essere giusta, ovvero quello di non perdere di vista il senso di umanita’, e di capire che l’inizio di una condanna per i cittadini e’ gia’ nel dover affrontare un processo e tutte le conseguenze sociali, familiari e appunto umane che porta con se'”.
“In questo percorso difficilissimo ci affidiamo alla Ministra Cartabia, che dovra’ dimostrare una straordinaria attenzione nel contemperare efficienza dei processi e garanzie processuali per i cittadini, per rendere veloce la giustizia senza intaccarne l’umanita’. E penso che lo fara’, vista la sensibilita’ che sta dimostrando sul carcere e sull’esecuzione della pena, a cui si aggiunge la spinta delle nuove norme sulla presunzione di innocenza. La tragedia di Torino, come quella di trent’anni fa di Moroni all’inizio di Tangentopoli – ha concluso -, almeno ci insegnino qualcosa davvero”.
















