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Logan Halstead – “Dark Black Coal” (2023) by Trex Roads

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Quando nasci in certi luoghi sai che avrai poche possibilità per farcela, poche chance di non finire a lavorare in miniera oppure essere risucchiato nella spirale delle droghe e di tutto ciò che ne consegue.
Come ho già raccontato in qualche mio precedente articolo, il West Virginia è uno stato così: rurale, con l’unica “ricchezza” che era data dalle miniere di carbone e tanta povertà. Tantissima.
E’ anche uno stato dove il talento musicale è ben presente, dove giovani musicisti cercano una speranza di vivere una vita diversa, raccontando la loro terra e tutti i suoi problemi, ma anche la sua bellezza.

Qualche tempo fa, sempre grazie ad una connessione social, ho scoperto questo giovanissimo ragazzo nato in Kentucky, ma cresciuto nella Boone County, West Virginia. Non dico giovanissimo così per dire: ha 19 anni! Nonostante la sua voce e la sua maturità artistica facciano pensare ad un cantautore navigato.
Ecco, Logan Halstead è uno di quei cantautori che cantano questo stato così bello e così duro da vivere in maniera poetica e potente, canta le esperienze di quei giovani che si sentono intrappolati in un’esistenza che non regala sbocchi facili.
Questo è un esordio, ma non ci troverete le incertezze di una giovane carriera appena iniziata. Non troverete un ragazzo dubbioso sulla direzione della sua musica o dei suoi bellissimi testi.

Logan è apparso sulla mappa degli artisti da tenere d’occhio, circa 2 anni fa quando ha cantato in una radio del suo stato il brano che dà il titolo e la direzione al disco, Dark Black Coal.
Un boom di ascolti e visualizzazioni inaspettato che lo ha fatto immediatamente accostare agli altri “figli degli Appalachi” recentemente diventati leggende della musica country indipendente: Tyler Childers, Chris Stapleton e Charles Wesley Godwin per dirne solo tre.
La title track che lo ha reso famoso è una poesia che colpisce duro, un brano malinconico e intenso che la splendida voce di Logan ci fa entrare sotto pelle. Ci si perde immaginandoci in questa terra di miniere di scuro nero carbone. Un’oscurità che prende le anime e non le molla così facilmente.
Il disco inizia con Good ‘Ol Boys with Bad Names, un brano di country folk potente arricchito dal fantastico violino di Kristin Weber.

Lo stile e l’incisività espressiva di Halstead hanno lo stesso carattere di quelli di un altro giovane talento di questa regione e cioè Cole Chaney, dal quale prende in prestito la splendida The Flood (dallo stupendo disco di Chaney del 2021: Mercy, di cui vi avevo parlato qui: https://www.ticinonotizie.it/cole-chaney-mercy-2021-la-recensione-del-nostro-trex-roads/ ).
Una versione che avrà sicuramente reso orgoglioso Chaney, così come il sapere di aver ispirato un giovane talento a seguire le sue orme. Non che Chaney sia vecchio, ma ha talmente tanto talento che è normale ispiri qualcuno che ha appena iniziato.
Un inizio quasi bluegrass per la bellissima Man’s Gotta Eat, dove il violino ricama un bellissimo ritmo con la chitarra acustica. La voce di Logan è espressiva e intensa e guida con sicurezza que-sto brano da cantare e ballare con delicatezza all’ombra di un bel falò.
La produzione di Lawrence Rothman lascia la poesia di Halstead fluire senza imporre o cambiare nulla, un album di folk country dal sapore retrò, ma dannatamente attuale.
Sono dipinti di questa terra, storie che toccheranno le anime degli abitanti di queste zone. Brani come Kentucky Sky oppure la malinconica Coal River. Il violino, l’ho sempre detto, è pura magia. Regala quel carattere impossibile da ottenere con altri strumenti e il lavoro di Kristin Weber è dav-vero fantastico. Gli arrangiamenti non sono ricercati, non cercano novità, ma colpiscono nel segno.

Fantastico il duetto con un altro artista di talento che ho già raccontato nei miei articoli (https://www.ticinonotizie.it/arlo-mckinley-this-mess-were-in-2022-by-trex-roads/ ) e cioè il bravissimo Arlo McKinley. Il pezzo Uneven Ground è una ballata da pelle d’oca per l’espressività e l’intensità della sua poesia: violino, acustica, mandolino e due grandi voci. Bellissima.
Un esordio che lascia solchi nell’anima come su un vinile. Canzoni che sanno di antico, ma che ci raccontano una terra dove i giovani non vogliono arrendersi a questa dura realtà fatta di lavoro che uccide e dipendenze che fanno anche di peggio. E’ vero sembra ormai un cliché quello di legare canzoni che parlano di miniere di carbone a questi artisti, ma quando si raccontano storie alla maniera di Logan Halstead, non possiamo che metterci seduti e ascoltare queste “vecchie poesie” che ci commuovono e fanno pensare. La domanda se abbiamo trovato un nuovo Tyler Childers oppure no, lasciamola per i prossimi lavori, per ora godiamoci un grande disco cantautoriale ame-ricano di un artista giovanissimo, ma già maturo e degno di essere ascoltato e riascoltato.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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