MILANO ARCONATE Come si suol dire in questi casi, ‘manca solo l’ufficialità’; la notizia, ossia, arriva da una fonte generalmente considerata molto affidabile- l’agenzia Ansa- ed era peraltro attesa. In sostanza, Mario Mantovani -assieme a Massimo Garavaglia e a tutti gli imputati dichiarati ASSOLTI il 14 marzo scorso- vedranno confermata la propria innocenza IN VIA DEFINITIVA.
Sono infatti destinate a diventare tali, tra qualche settimana, le assoluzioni decise il 14 marzo dalla Corte d’Appello di Milano, ribaltando il verdetto di primo grado, per l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani e altre 8 persone. I 45 giorni decorrono dal 12 giugno scorso, ossia dal deposito delle motivazioni della sentenza, quindi il 27 luglio prossimo (una ventina di giorni da oggi, insomma).
E anche quelle confermate dai giudici di secondo grado per il ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia e per un altro imputato. Da quanto si è saputo, infatti, la Procura generale milanese non ha intenzione di ricorrere contro la sentenza che, a sorpresa, ha spazzato via le accuse a carico degli imputati, tra cui Mantovani che era finito in carcere per corruzione, concussione e turbativa d’asta nel 2015 ed era stato condannato a 5 anni e mezzo dal Tribunale, prima di essere assolto con formula piena da tutte le imputazioni. E nemmeno contro la conferma dell’assoluzione per Garavaglia che era imputato per una presunta turbativa d’asta, assieme a Mantovani e altri, che gli veniva contestata come ex assessore lombardo all’Economia. La Procura generale, stando a quanto si è saputo, ha deciso di non impugnare perché non ci sarebbero sufficienti ‘spazi’ dato che per alcune imputazioni c’è stato un doppio verdetto di assoluzione, altre sarebbero vicine alla prescrizione. Ed è complicata la strada per sollevare in Cassazione vizi sulle motivazioni. Proprio dalle motivazioni, depositate il 10 giugno, era emerso, tra le altre cose, che un’intercettazione, che secondo il Tribunale era la “prova regina” di un presunto accordo corruttivo, riascoltata nel processo d’appello era suonata in modo del tutto diverso. E ha fatto cadere, con altri elementi, una delle tesi d’accusa su Mantovani.
La notizia conferma in tutto e per tutto la linea difensiva e la professione d’innocenza che Mantovani e tutti gli altri hanno sempre rivendicato con fermezza. Ma come sempre accade in casi analoghi, vale amaramente la pena di domandarsi QUANTO VALGANO 7 anni di processo ma soprattutto di gogna mediatica, di circo mediatico giudiziario, di sofferenza personale e familiare. Certo, sono arrivate le sentenze di assoluzione. Ma in uno Stato dove sembra vigere la presunzione di COLPEVOLEZZA e non di INNOCENZA, come detterebbe la Costituzione, la risposta è semplice: un’assoluzione NON basta a restituire appieno tutta la sofferenza patita dagli imputati a un processso che (leggendo le 277 pagine di motivazione della sentenza d’Appello) aveva tutto, fuorché prove minimanente certe di colpevolezza. Ma tant’è, o quanto meno così avviene in Italia.