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L’Intelligenza Artificiale, tra rischi e opportunità. A cura di Carlo Nardello e Roberto Marseglia

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Nel corso della storia umana, abbiamo assistito a innumerevoli scoperte e invenzioni che hanno cambiato il modo in cui viviamo e interagiamo con il mondo che ci circonda. Alcune di queste tecnologie, come il fuoco, sono state “rubate” alla natura, mentre altre sono il frutto dell’ingegno e della creatività umana. Tra queste ultime, l’intelligenza artificiale (IA) occupa un posto speciale, in quanto è stata creata interamente dall’uomo, senza alcun intervento della natura.

L’intelligenza artificiale ha affascinato e ispirato scienziati e pensatori sin dai suoi albori. Il matematico e logico Alan Turing, che viene dai più considerato come il “padre” dell’intelligenza artificiale, ha posto le basi per l’IA moderna con il suo celebre test di Turing. In un articolo del 1950, “Computing Machinery and Intelligence”, Turing si chiedeva: “È possibile per le macchine pensare?”. Oggi, l’intelligenza artificiale ha superato la semplice capacità di “pensare” in termini meccanici, evolvendosi in un campo di ricerca e sviluppo estremamente avanzato e promettente.
Questo rapido evolversi della tecnologia ha stimolato un dibattito globale che viene portato avanti oramai da decenni e che ha coinvolto molti dei grandi scienziati e innovatori come Stephen Hawking ed Elon Musk (foto sotto), che, anche recentemente, hanno espresso le loro opinioni e preoccupazioni riguardo all’IA.

Hawking ha affermato che “l’IA potrebbe essere la migliore o la peggiore cosa che sia mai accaduta all’umanità. Dobbiamo essere consapevoli dei pericoli e garantire che l’IA sia utilizzata a beneficio di tutti”.
Anche Elon Musk ha espresso la sua cautela riguardo all’intelligenza artificiale, sottolineando che “dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che il futuro dell’IA sia positivo e benefico per l’umanità”.
Queste parole sottolineano l’importanza di considerare non solo le potenzialità dell’intelligenza artificiale, ma anche le sfide e i rischi ad essa associati.
Con la rapida evoluzione dell’IA e le sue applicazioni in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana, è fondamentale – ad esempio – che ci impegniamo a sviluppare un quadro etico e responsabile per guidare il progresso dell’intelligenza artificiale ed un framework normativo chiaro che garantisca che lo strumento tecnologico sia utilizzato a beneficio dell’umanità nel suo insieme.
La quantità di volte in cui un cittadino si relaziona ad un’intelligenza artificiale su base quotidiana – dalla ricerca su Google all’applicazione dei filtri alle storie di Instagram passando dall’utilizzo dei navigatori – è, infatti, altissima e spesso nel farlo non se ne rende nemmeno conto. Se proiettate, poi, in un futuro ormai prossimo queste applicazioni sono ancora più interessanti e disruptive.
Prendiamo ad esempio il settore sanitario. In un recente spot televisivo, TIM mostra il prof. Musumeci, noto cardiochirurgo seduto in prima fila durante il matrimonio della figlia che viene chiamato a intervenire in una operazione importante. Senza scomporsi e senza lasciare la cerimonia, il chirurgo si apparta, svolge la parte centrale dell’operazione e torna a sedere al suo posto, in tempo per sentire le promesse solenni. Questa suggestione, sembra una proiezione di un futuro lontano, ma non lo è. Già oggi, infatti, l’IA ha rivoluzionato l’approccio alla diagnosi e al trattamento delle malattie.
L’uso di algoritmi sofisticati per analizzare enormi quantità di dati ha, infatti, permesso di identificare schemi e correlazioni deboli che sfuggivano agli occhi umani e, grazie a queste scoperte, siamo stati in grado di sviluppare nuove terapie personalizzate, migliorando la qualità e l’aspettativa di vita di milioni di persone.
Un altro esempio significativo è legato all’industria.

La capacità di interpretare in poco tempo tantissimi dati insieme alla connettività e all’automazione consente di superare lo storico trade-off tra mass-production e personalization e abilita un business model nuovo che consente la mass-personalization per cui è possibile offrire in massa a tutti i consumatori un servizio ritagliato sulle loro esigenze e in cui la domanda è opportunamente prevista consentendo minori tempi di consegna e minori sprechi.
Tuttavia, nonostante le molte applicazioni e opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, è importante non sottovalutare i rischi ad essa associati. Questi includono la minaccia alla privacy, la rivoluzione del mercato del lavoro con possibili effetti sull’occupazione causata dall’automazione e le potenziali conseguenze di disallineamento tra l’IA e gli obbiettivi che l’umanità si propone.
Il filosofo e matematico Bertrand Russell, già nel XX secolo, affermava che “ogni aumento del sapere può essere un aumento del potere, ma è anche, inevitabilmente, un aumento della possibilità di danno”. Questa riflessione può essere applicata anche all’IA, poiché questa, come tutte le altre rivoluzioni tecnologiche, può avere sia effetti positivi che negativi sulla società. È nostro dovere come individui e come collettività affrontare questi rischi e lavorare per garantire che l’intelligenza artificiale sia sviluppata e utilizzata in modo etico e responsabile.
Tra gli strumenti che abbiamo c’è quello dell’opportuna informazione e della diffusione sistematica della data- e digital- literacy che, per chi scrive, è una passione e una missione.

Contributo a cura di Carlo Nardello e Roberto Marseglia

Carlo Nardello
E’ nato a Roma nel 1964, ha conseguito la laurea in Economia e Commercio nel 1988 presso la LUISS.

Oggi è Adj. Professor presso l’Università di Roma “La Sapienza”.

Roberto Marseglia

Si laurea in ingegneria informatica presso l’Università degli Studi di Pavia con lode. Consegue il dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Pavia. Durante il dottorato passa un anno di ricerca presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Successivamente lavora per un anno come Visiting Scholar presso UC Berkeley. Rientrato in Italia lavora circa tre anni presso The CMC Labs. Oggi è CEO di Daat Consulting e CEO di Sphaera e assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Pavia. Appassionato di tecnologia e innovazione, è Certified Innovation Manager del MISE. È Junior Fellow di Aspen Istitute Italia ed è stato selezionato per il Future Leaders Program di ISPI. È operativo presso la sede di Milano.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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